Il pianista 87enne Enrico Intra è stato ospite dell’Alexanderplatz per due serate (21-22 aprile; il 23 ha suonato al Blue Note di Milano). Intra ha un formidabile tocco ed un’energia contagiosa; la sua musica si esalta nella formula del trio con il valente batterista Tony Arco (collaboratore di lunga data) e la giovane quanto originale bassista Caterina Crucitti. Stimolato dalla dimensione ‘intima’ della cave, il pianista-compositore ha suonato il 22 per un un’ora e mezza, offrendo un campionamento della vastità dei suoi orizzonti. Da sempre interessato ad un jazz non derivativo di ampio respiro – come al connubio tra lezione afroamericana e radici-lezioni europee – Intra ha proposto, con verve interattiva, un vasto repertorio. In scaletta suoi brani (lo splendido “Video Blues” del 1991, il recente e toccante “Time Tai Chi”), manipolazioni/reinvenzioni di standard (da “All The Things You Are” ad “Over The Rainbow”) come pagine da Giuseppe Verdi e Giovanni Battista Martini, Duke Ellington ed Enzo Jannacci. Spazio anche per pezzi con vari organici, generati da spunti ritmici o armonico-melodici dallo sviluppo imprevedibile e sempre cangiante. Intra è davvero un artista contemporaneo, dalla memoria sonora lunga.

LA CASA DEL JAZZ ha festeggiato i suoi 18 anni di soprattutto il 23, con una giornata dedicata alla chitarra e recital dei gruppi di Luciano Lettieri, Lello Panico e Fabio Mariani; sul palco anche la Campus Jazz Orchestra. Nei giorni precedenti concerto del duo Nicole Mitchell /Mark Sanders (21/4) e piano-solo di Dave Burrell (20), al loro debutto nella struttura. La flautista-compositrice Mitchell è artista rappresentativa della scuola di Chicago, dei molti musicisti creativi formatisi nell’ambito dell’associazione AACM nata nel 1965 (ne è stata anche presidente). Il duo con il batterista inglese Mark Sanders – cresciuto alla scuola di Derek Bailey e Tony Oxley – consente un’esplorazione sonora a tutto campo in cui la flautista dimostra come sia possibile coniugare una tecnica strepitosa (dagli armonici al fiato continuo, dagli effetti ritmici alle manipolazioni create dall’uso della voce) con capacità narrative ed espressive. Sempre in fitto dialogo con la batteria cangiante di Sanders (dall’approccio timbrico-percussivo), Nicole Mitchell ha usato anche la voce in una ricognizione amplissima di registri e fraseggi, vertiginosamente in bilico tra sperimentazione e pathos.

DI GRANDE valore anche il recital dell’82enne Dave Burrell, il cui ultimo album è uscito a marzo per la Parco della Musica Records (Harlem Rhapsody). L’artista ha coperto nella sua carriera un arco vastissimo di linguaggi che comprende il free come riletture di Ellington, Bernstein e Puccini. Burrell ha proposto nel piano-solo alcuni titoli dal recente cd (fra cui l’articolato How Little We Know e la delicata ballad Dancing with Monika) insieme a versioni di standard fortemente personalizzate come Lush Life di B. Strayhorn. Nei due estesi bis ha regalato al pubblico una lunga sequenza di standard (Autumn Leaves a Body and Soul) eseguiti a cavallo tra rispettoso affetto e trasgressione creativa, tra stride piano e Cecil Taylor.