Una lettera aperta firmata dai giovani medici del sindacato Anaao Assomed e indirizzata al premier Draghi fa la fotografia di come, all’alba del terzo anno di pandemia, la situazione resti critica: «La quarta ondata del virus sta riportando gli ospedali verso condizioni di sofferenza che ci eravamo promessi di non rivedere quando, sei mesi fa, si chiudevano gli ultimi reparti Covid. Riemergono gli stessi problemi e siamo costretti a procrastinare le cure ordinarie. La carenza di personale, di infrastrutture, di programmazione rappresentano il vulnus maggiore del sistema sanitario».

SI IMPUTA ALLA CATEGORIA una «carenza di vocazione», i camici bianchi dell’Anaao replicano con i numeri: «Più di 3mila aggressioni in corsia in un anno, ore di lavoro straordinario non retribuite dalle aziende sanitarie (10 milioni l’anno), giornate di ferie arretrate di cui non possiamo godere (5 milioni l’anno), condizioni di lavoro indecorose, un contratto di lavoro già scaduto e nemmeno applicato. Sono 1.500 i colleghi che ogni anno scelgono di andare via da questo paese». Il tema è quanto è finanziata la Sanità: «Vogliamo credere – scrivono – che si voglia investire seriamente nella sanità italiana, portando la spesa oltre quell’8,8% che è stato raggiunto nel 2021 e che, seppur migliorato rispetto al passato (più 1,3%), è al di sotto della media Ue a 28 paesi (oltre il 9,5%) e a quella dei principali paesi europei (Francia, Germania si attestano oltre l’11%)». Sotto soglia in Italia anche il rapporto posti letto/abitanti (3 per acuti per mille abitanti) più basso rispetto a Germania (6), della media dei paesi del G7 (4,3) e della media dei paesi Ocse Europa (3,3).

LE RISORSE DEL PNRR alla Sanità (circa 20 miliardi) sono al sesto posto per importanza (prevalentemente destinati alla ricostruzione della sanità territoriale) mentre appena 2 miliardi arrivano dalla legge di bilancio al Fondo sanitario nazionale al lordo dei costi del rinnovo del contratto di lavoro. I giovani medici dell’Anaao si chiedono: «Sarà che conviene di più trasformare il servizio pubblico in privato?».

UN DUBBIO legittimo visto il raffronto tra il personale dipendente del Ssn del 2019 e quello del 2017, sviluppato da Quotidiano sanità. «Il totale dei dipendenti è cresciuto di 2.967 unità (più 0,3%) ma l’aumento è tutto del settore privato. I dipendenti pubblici scendo dello 0,4% (meno 2.878) così come il personale universitario (meno 7,6%). Sale invece il numero di personale del privato equiparato al pubblico (più 1,7%) ma soprattutto quello delle case di cura convenzionate (più 4,5%) e non convenzionate che registrano un boom con il 23%». Per quanto riguarda il pubblico, il calo è dovuto principalmente alla discesa del personale con contratto flessibile, che è passato dalle 43.142 unità del 2017 alle 38.966 del 2019. «Il minor ricorso a contratti flessibili non è stato compensato dall’aumento dei contratti a tempo determinato». Una cospicua crescita si è registrata nelle case di cura private convenzionate: i medici nel 2017 erano 24.213, nel 2019 sono saliti a 26.099 (più 7,8%). In crescita anche le assunzioni di infermieri (3%) e amministrativi (6%). Nelle case di cura private non convenzionate si è passati dai 3.326 medici del 2017 ai 4.817 del 2019 (più 44%).

LA FUGA DAL PUBBLICO ci ha fatto entrare in pandemia con una grave carenza di personale a cui si è sopperito reclutando precari. La Federazione italiana Aziende sanitarie e ospedaliere, in accordo con tutte le federazioni degli ordini di categoria, a ottobre ne ha chiesto la stabilizzazione: «Dall’inizio dell’emergenza Covid sono stati reclutati con modalità straordinarie 66.029 precari – si legge nel loro report -, 20.064 medici e 23.233 infermieri. Le restanti 22.732 unità sono operatori sociosanitari e altre professionalità (tecnici di radiologia e di laboratorio, assistenti sanitari, biologi…). Dalla platea complessiva vanno sottratti i medici abilitati non specializzati, gli specializzandi al quarto e quinto anno e il personale in quiescenza ma reclutato con incarichi di lavoro autonomo. Il numero di precari interessati dalla stabilizzazione è dunque pari a 53.677». Va considerato anche lo studio condotto da Fiaso: fra il 2020 e il 2024 si prevede il pensionamento di 35.129 medici, 58.339 infermieri, 38.483 unità di altro personale. «Analizzando i flussi in uscita con quelli in entrata, rappresentati da coloro che hanno concluso la formazione, tra il 2020 e il 2024 ci saranno circa 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione del Ssn».

NELLA LEGGE DI BILANCIO è stata prevista l’assunzione dei precari Covid: gli enti vengono autorizzati a stabilizzare il personale assunto a tempo determinato durante l’emergenza che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 almeno 18 mesi di servizio. Le stime effettuate da Fiaso sono di 47.994 professionisti interessati: 8.438 medici, 22.507 infermieri e 17.049 operatori sociosanitari e altro personale sanitario. La coperta resta corta.