Al giorno d’oggi si può ascoltare qualunque brano di pop, rock, jazz, blues con un semplice click su pc o su smartphone usufruendo della rete. La musica si è fatta liquida, onnipresente e omogeneizzata. Però ha perso peso e senso, rispetto al canone identitario che produceva. Alcuni decenni fa, tra gli anni ’80 e ’90 del XX secolo, senza Internet e Youtube, i ragazzi dovevano fare salti mortali, ricerche e ascolti minuziosi per «assaporare» le novità discografiche tra radio, ellepì in vinile e audiocassette. Spesso gli album interi, i 33 giri, si compravano «a scatola chiusa» attratti dal nome del...