La memoria è un esercizio, necessario per non soccombere ai peggiori istinti che la soffrono come un noioso ingombro. Per qualcuno però è un macigno che torna, inevitabile. Come per Quinto Nunzi, 99 anni e troppo pochi per dimenticare: catturato nel 1943 «dai soldati tedeschi a Gorizia dove facevo il militare», ha deciso ora, ottant’anni dopo, di far causa alla Germania per ottenere un risarcimento di 130 mila euro, a parziale riparazione di «tutte le sofferenze fisiche e psichiche subite a Myslowice», campo di concentramento in Polonia, anticamera di Auschwitz. «In quei momenti – ha raccontato – non vedevamo l’ora di morire per mettere fine a tutto quel dolore».

È UN GIORNO della Memoria particolare, quello che si celebra oggi, nel 78esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, e mentre a Palazzo Chigi siede il governo più di destra della storia italiana. La tentazione di cedere alla polemica politica, rischiando di coprire il reale significato di questa giornata istituita con la legge 211/2000, ha preso la mano a più di qualcuno, come a Lucca dove il sindaco di centrodestra ha accorpato Shoah e Foibe in un’unica celebrazione, o come alcuni solerti esponenti della sinistra secondo i quali si darebbe troppo spazio alla commemorazione degli ebrei sterminati e troppo poco a tutti gli altri che finirono nel tritacarne di quel disegno razzista del nazi-fascismo.

E anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ha colto l’occasione delle celebrazioni a Palazzo Madama per lanciare una stilettata, auspicando che «l’immane tragedia della Shoah sia sempre più memoria condivisa di una comunità nazionale che ripudia con forza ogni forma di odio, di discriminazione, di razzismo, di antisemitismo e di antisionismo». L’accostamento automatico tra il razzismo più duro a morire e l’odio contro il movimento fondatore dello Stato di Israele non farà piacere a molti, a sinistra forse più che a destra.

PER IL RESTO, le belle parole stridono non poco con le tante campagne e leggi anti-immigrati e anti-rom cui la parte politica del presidente La Russa ci ha abituato, ma il discorso si è arricchito con la proposta di istituire per legge «tra le tante giornate importanti – non come quella odierna – anche il 17 novembre», per «ricordare la drammaticità delle leggi razziali» varate dal governo Mussolini nel 1938. «Tutti – ha aggiunto La Russa – abbiamo il dovere di non dimenticare e di far conoscere ai più giovani il dramma e le atrocità che subirono gli ebrei, a partire dall’infamia delle leggi razziali italiane».

In Aula ieri non era presente la senatrice a vita Liliana Segre perché impegnata in un’iniziativa a Milano che sarà trasmessa questa sera alle 20.35 su Rai 1, nell’ambito di una trasmissione condotta da Fabio Fazio e con Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino e il Coro della Scala, per condurre gli spettatori in un viaggio al Memoriale della Shoah della Stazione Centrale, al “Binario 21”, dove il 30 gennaio del 1944 l’allora tredicenne Liliana venne trasportata su un treno fino ad Auschwitz insieme ad altre 604 persone tra cui suo padre Alberto. Di loro, solo 22 fecero ritorno.

IN TUTTA ITALIA e perfino nella nostra ambasciata a Madrid è stato celebrato, e lo sarà anche oggi, il Giorno della Memoria. In occasione del quale la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha ricevuto il suo omologo israeliano Isaac Herzog, anche perché la ricorrenza quest’anno «è particolarmente significativa perché si ricorda anche il 75esimo anniversario della dichiarazione della nascita dello Stato di Israele». E «essere antisemiti significa essere antieuropei», ha aggiunto ricordando la «prima donna presidente del Parlamento europeo, Simone Veil, lei stessa una sopravvissuta» alla Shoah. «Come una malattia autoimmune – ha affermato Herzog – l’antisemitismo ha portato l’Europa ad attaccare parte del proprio Dna, cancellando una storia millenaria condivisa. Questo antisemitismo non è emerso dal nulla, ma la macchina di morte nazista non sarebbe riuscita a realizzare la sua visione da incubo se non avesse incontrato un terreno fertilizzato dall’odio per gli ebrei».