La Russa jr, il caso potrebbe arrivare in Senato. E lo staff del presidente minaccia querele
L'indagine Il nodo della sim intestata al padre. I pm pronti a chiedere l'autorizzazione a palazzo Madama per esaminare il telefono di Leonardo Apache accusato di violenza da una coetanea. La scorsa notte manifesti di "Non una di meno" a Milano con il padre e il figlio e la scritta: «Gli stupratori siete voi». Nota dell'ufficio stampa: «I media hanno passato il segno, basta offese nei talk show»
L'indagine Il nodo della sim intestata al padre. I pm pronti a chiedere l'autorizzazione a palazzo Madama per esaminare il telefono di Leonardo Apache accusato di violenza da una coetanea. La scorsa notte manifesti di "Non una di meno" a Milano con il padre e il figlio e la scritta: «Gli stupratori siete voi». Nota dell'ufficio stampa: «I media hanno passato il segno, basta offese nei talk show»
La vicenda del presunto stupro ad opera di Leonardo la Russa potrebbe arrivare fin dentro il Senato. La sim del telefono del ventenne, infatti, è intestata ad una società dello studio legale del padre Ignazio e per poter esaminare il cellulare i pm di Milano stanno valutando una richiesta alla Giunta per le autorizzazione a procedere del Senato. Si tratta, spiegano fonti vicine all’indagine, di un caso unico a livello di giurisprudenza.
Tra le ipotesi c’è anche quella che La Russa jr. consegni spontaneamente lo smartphone. «È un tema che non abbiamo affrontato», dice l’avvocato Adriano Pazzoni. Il presidente del Senato fa sfoggio di sobrietà: «Sono sereno. Della vicenda del telefono se ne occupa l’avvocato. Mi va dato atto che su questa cosa non ho più detto una parola».
Nella notte tra giovedì e venerdì sono comparsi sotto lo studio legale di La Russa e davanti all’Apophis club, il locale del centro dove la ragazza che ha denunciato la violenza ha incontrato il figlio Leonardo, manifesti con i volti di padre e figlio e le scritte «Gli stupratori siete voi. El violador eres tu». A rivendicare l’azione dimostrativa il Movimento «Non una di meno». Nei manifesti i volti sono coperti da due scritte: «I loro soldi al sistema centri antiviolenza» e «Sorella, noi ti crediamo».
Dopo questa azione, lo staff di La Russa ha diramato una nota in cui sostiene che «da un punto di vista mediatico si è passato il segno». «Più volte sono state pubblicate le foto di un altro figlio del presidente, col nome del fratello, nonché ricostruzioni artefatte a fini suggestivi della vita giovanile dei fratelli La Russa». Lo staff non vuole che il figlio Leonardo sia più definito «trapper»: «Ha messo in rete due canzoni nel 2019, è già al terzo anno di università».
E ancora, si chiede che nei talk show non si udiscano più «offese ai “La Russa” che si sono da sempre distinti per riconosciuta onorabilità e dirittura morale». «Non risulta più tollerabile la condotta di chi si sostituisce ai pm con pretese di indagine e richieste istruttorie», dice la nota. «Travalica ogni rispetto l’operato di associazioni di sinistra che affiggono manifesti e preannunciano flash-mob politici e diffamatori».
Insomma, se Ignazio tace, lo staff si augura che «termini ogni speculazione politica della vicenda». Per questo è stato nominato un legale ad hoc che avrà il compito di setacciare i media e raccogliere «tutti gli elementi che esulano dal diritto di cronaca e di critica». Insomma, come Santanchè anche il presidente del Senato minaccia querele.
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