Visioni

La rivoluzione elettrica di Bob Dylan

Bob Dylan a Pistoia Blues, 2006Bob Dylan a Pistoia Blues, 2006 – foto Ansa

(Rin)tocco classico "Highway 61 Revisited" è uno di quegli album che segnano uno spartiacque nella storia della musica

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 29 maggio 2024

«La prima volta che ho ascoltato Bob Dylan ero in macchina con mia madre e sentivo la WMCA, arrivò quel colpo di rullante ed era come se qualcuno avesse sfondato la porta della tua mente… Come Elvis aveva liberato il corpo, Dylan aveva liberato la mente». Basterebbero le parole di Bruce Springsteen per chiudere questo articolo e spiegare l’importanza di Highway 61 Revisited. È uno di quegli album che segnano uno spartiacque nella storia della musica, tanto che c’è chi afferma che il rock come genere musicale a sé è nato proprio da quel colpo di rullante di cui parla Springsteen.

Per il suo sesto album in studio, uscito il 30 agosto 1965, Dylan riunisce un gruppo di musicisti rock’n’roll per accompagnarlo nelle registrazioni e trasformare le sue tracce blues e folk in qualcosa di nuovo e praticamente mai sentito prima. L’idea è di rileggere la tradizione in chiave contemporanea: la Highway 61 – la strada da «rivisitare» – è anche detta «Blues Highway», poiché segue il corso del Mississippi dal Minnesota, non lontano da Duluth, dove Dylan è nato, fino al delta, in Louisiana, attraversando tutti i principali luoghi (e stili) della musica americana.

Dylan segue questo percorso e porta avanti la sua rivoluzione elettrica, che lo farà scontrare con la parte più tradizionalista dei suoi fan. Like a Rolling Stone, la traccia d’apertura, è il prototipo di tantissimi pezzi rock che seguiranno e a questa canzone sono stati dedicati studi come quello di Greil Marcus, che ne mettono in evidenza l’unicità e l’importanza. Negli altri brani, Dylan è al suo meglio dal punto di vista dei testi, sempre obliqui e visionari, ma sempre centrati nel mondo a lui contemporaneo. Il blues moderno di Highway 61 Revisited, e in particolare di pezzi come la title track, Tombstone Blues o Queen Jane Approximately è potente e coinvolgente, ma è così diverso dalle canzoni che avevano reso il signor Zimmerman una specie di profeta della scena del folk revival, che si può arrivare a capire perché alcuni fan l’avevano (ingiustamente) accusato di tradimento. L’unica concessione al passato viene fatta alla fine con la magnifica cavalcata folk di undici minuti di Desolation Row, in cui il suono torna quello dei primi album, fatto di chitarra acustica e armonica.

Il 13 ottobre 2016, la commissione del Premio Nobel annunciò l’assegnazione del premio per la letteratura a Bob Dylan «per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione della canzone americana». Al di là di tutte le polemiche, è un giudizio che si adatta perfettamente a Highway 61 Revisited.

danielefunaro75@gmail.com

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