La rivoluzione della semplicità
Tutti gli esseri viventi hanno diritto al proprio spazio e al proprio ruolo partecipativo nei processi ecologici e naturali. Continuando ad estrarre sempre più risorse, abusiamo del nostro spazio ecologico, […]
Tutti gli esseri viventi hanno diritto al proprio spazio e al proprio ruolo partecipativo nei processi ecologici e naturali. Continuando ad estrarre sempre più risorse, abusiamo del nostro spazio ecologico, […]
Tutti gli esseri viventi hanno diritto al proprio spazio e al proprio ruolo partecipativo nei processi ecologici e naturali. Continuando ad estrarre sempre più risorse, abusiamo del nostro spazio ecologico, infrangiamo i limiti dell’ecosistema terrestre, distruggiamo l’equilibrio ecologico e l’integrità delle altre specie viventi. Poiché nella trama della vita tutte le specie viventi sono interdipendenti, il legame tra sostenibilità e giustizia è imprescindibile.
Oltre 500 anni di colonialismo, 300 anni di industrializzazione basata sui combustibili fossili, nonché alcune decadi di globalizzazione corporativa, hanno fatto sì che l’estrattivismo diventasse la norma. Ma l’economia estrattiva impoverisce la natura e la società, crea inquinamento, povertà, scarsità e spreco di risorse e di vite umane.
Ciò a cui oggi ci troviamo di fronte è un ecosistema terrestre portato all’orlo del collasso dall’avidità di pochi. L’inquinamento costante dei suoli, dell’aria e dell’acqua contribuisce alla destabilizzazione dei meccanismi naturali di autoregolazione della terra e del clima.
La presunta efficienza dell’industrializzazione estrema, dell’estrattivismo, delle monoculture e della mercificazione del cibo, nasconde la propria enorme impronta ecologica e i costi che essa comporta rendendola invisibile attraverso calcoli fittizi, per i quali la distruzione del suolo, dell’acqua, della biodiversità sono considerate esternalità.
Queste misurazioni basate sulla pseudo-efficienza e la pseudo-produttività non contemplano alternative all’agricoltura industriale. Nell’economia lineare estrattivista non c’è spazio per l’etica del dono e del prendersi cura della natura e della comunità.
Ma le alternative esistono e sono realmente efficienti in termini ecologici. I sistemi agricoli ecologici e biodiversi lavorano con la natura, e non contro le sue leggi, rigenerando la fertilità del suolo, la biodiversità e la capacità della terra di continuare a nutrirci in modo sano.
L’economia circolare rigenera la natura, la società e i beni comuni. Quando restituiamo materia organica alla terra, agiamo secondo la legge del ritorno e creiamo un’economia circolare del ciclo nutrizionale. Nell’economia circolare restituiamo alla società. La ricchezza è condivisa. La ricchezza circola. Nelle economie circolari la ricchezza non si concentra in poche mani.
Quando le economie sono circolari, ogni essere vivente, ogni luogo, è il centro dell’economia, e la natura e la società si evolvono ed emergono da molteplici sistemi auto-organizzati.
In un mondo vivente e interconnesso, la semplicità ci mostra la strada verso l’appagamento, la felicità e il benessere senza violare i diritti degli altri. Il nostro significato e la nostra realizzazione nella vita derivano dalle relazioni, dal prendersi cura, dalla compassione e dalla mutualità, non dall’accumulo e dall’appropriazione violenta della ricchezza di altri.
La consapevolezza di essere membri di un’unica Famiglia della Terra di esseri viventi interdipendenti rende la compassione un atto naturale. Quando non vediamo gli altri come oggetti e come materia prima da sfruttare, ma come le nostre relazioni, come membri viventi della nostra famiglia, il nostro primo impulso è quello di prenderci cura, di condividere, di dare.
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