Visioni

La rivoluzione della banda di Filottrano

La rivoluzione della banda di FilottranoGang

(Rin)tocco classico "Le radici e le ali" della Gang esce nel 1981 e apre una stagione nuova nella musica italiana

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 26 giugno 2024

Il rock ha origini precise: di fatto, si tratta dell’evoluzione di una musica nata dagli schiavi africani importati in America che incontra quella degli immigrati bianchi, e che sfrutta al meglio l’evoluzione tecnologica degli strumenti musicali. L’approccio al rock di un paese come l’Italia è più difficile, perché il nostro paese non ha le stesse radici musicali. Spesso il risultato è un’imitazione dei modelli originali, magari anche interessante, ma di certo non innovativa. Però ogni tanto qualcuno cerca di fare qualcosa di nuovo e originale: una possibile «via italiana» al rock è quella tentata dalla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini da Filottrano, in provincia di Ancona, i Gang. Dopo tre album registrati in inglese e fortemente influenzati dai Clash negli anni ’80, i due fratelli – e il «terzo Gang» Andrea Mei – decidono di cambiare strada: iniziano a scrivere in italiano, per dare più forza e chiarezza al messaggio politico e sociale che li contraddistingue e che sarà sempre la bussola del loro lavoro. Non solo, decidono di dare alla propria musica una base più profonda, e la cercano nella musica popolare italiana. Il risultato è Le radici e le ali, ed esce nel 1991: è un album che apre una stagione nuova nella musica italiana, in cui la canzone torna a essere politica e schierata, ma abbandona la forma ormai classica del cantautorato per abbracciare quella più ruvida e coinvolgente del rock, che darà i suoi frutti migliori per tutto il decennio.

NELLE DODICI tracce del disco Joe Strummer e Billy Bragg convivono con il folk, i cori popolari e le fanfare di paese e creano una miscela che funziona in modo inaspettato con i testi politici, rabbiosi e poetici delle canzoni. L’album si apre con Socialdemocrazia, un testo che racconta l’Italia di Craxi, quella di Berlusconi e quella di oggi. Le figure di riferimento sono quelle di chi lotta per gli oppressi, quei “figli delle stessa rabbia” che hanno pagato con la vita le loro scelte, come Chico Mendes, sindacalista brasiliano ucciso dai proprietari terrieri. Al centro di canzoni come la splendida Bandito senza tempo c’è la figura del bandito sociale, che si incarna in ribelli o irregolari come Gaetano Bresci, Pietro Cavallero o Renato Curcio, che in un modo o nell’altro hanno vissuto le istanze di libertà e rifiuto dell’autorità. È proprio grazie alla presenza di queste radici musicali e ideologiche che le canzoni dei Gang trovano le loro ali e continuano a suonare rilevanti anche dopo tutti questi anni, passati a cantare la gioia e la rivoluzione sui palchi di tutta Italia.

danielefunaro75@gmail.com

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