La rivoluzione «culturale» di Xiaomi
Lei Jun, fondatore di Xiaomi, presenta un nuovo telefono a Pechino – Reuters
Internazionale

La rivoluzione «culturale» di Xiaomi

Cina Ottimi smartphone venduti su Web a basso costo. E con l’arrivo del «guru» di Android nulla è precluso. La società di Lei Jun «designed in China» insidia Apple e punta a esportare in tutto il mondo
Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 3 settembre 2013
Ne sentirete parlare, sempre che quel vizio tutto italiano di percepire la Cina venga per un attimo meno. Anzi provate a ragionare in questo modo. Immaginate se quando fosse uscito twitter, qualcuno avesse detto: «No, non ci interessa, è una cosa troppo americana». Con la Cina succede così: ci sono fenomeni che travalicano le frontiere della Grande Muraglia ma da un certo tipo di informazione nazionale sono considerati «troppo cinesi», come se ormai il mondo non fosse ancora sufficientemente globalizzato, nel senso – se si può trovare – positivo del termine. Prendiamo Xiaomi, ad esempio. Lo conoscete? Qualche tempo fa...
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