Visioni

La rivisitazione pop di Leonardo nel «Cenacolo 12 +1»

La rivisitazione pop di Leonardo nel «Cenacolo 12 +1»

A teatro Lo spettacolo di Michele Sinisi al dramma popolare di San Miniato

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 27 luglio 2019

Cavalca l’onda del rinnovamento «postmodernista» e postdrammaturgico quest’anno, la tradizionale Festa del teatro (più precisamente «del dramma popolare» come si chiama da sempre) che da più di settant’anni anima durante l’estate il centro storico della bella cittadina medievale toscana. Nel 2019 cade il quinto centenario della morte di Leonardo, nato nella vicina Vinci e quindi in qualche modo considerato genius loci: è questa l’occasione per una lettura piuttosto tecnologica nella strumentazione e linguisticamente assai pop del capolavoro leonardesco del Cenacolo, che attira milioni di visitatori nella milanese Santa Maria delle Grazie.

LA MANIFESTAZIONE insomma, pur mantenendo in senso lato la sua originaria ispirazione religiosa (spesso lungo gli anni con artisti importanti, per testi però sempre di forte ispirazione cristiana), va in maniera decisa verso una «modernizzazione» espressiva che bisogna ammettere cattura il pubblico con grande successo, con esiti da concerto rock di grandi e piccini.
Discoteatro, senza alcun intento offensivo, si potrebbe definire l’operazione firmata da Michele Sinisi, che qui non compare in scena ma firma drammaturgia e regia dello spettacolo: Cenacolo 12+1 è il titolo, che si riferisce al numero delle scene in cui la storia, le vicende e lo spirito del dipinto vengono raccontati, con l’uso di tutti gli strumenti narrativi più aggiornati e pop.

Immagini e luci roteano vorticose su personaggi di oggi (dalla hostess al professore panciuto che spiega, a due «peccatrici») mentre ci viene illustrato, con ipotesi anche divertenti, perché sia situato in quel refettorio dei monaci, attraversato da una porta che lo «taglia», e perché abbia quei colori il dipinto che Leonardo, indomito genio sperimentatore, trattò come un quadro invece che come affresco, con il pericolo ripetutosi nei secoli di andare perduto.

ALLA FINE se ne imparano molte, con qualche sforzo, per lo spettatore, di dover distinguere le informazioni, dentro il bailamme rutilante della musica, dei numeri e delle gag, e soprattutto degli attori scatenati, numerosi e giovanissimi.

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