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La riformulazione soft del muro di Trump

La riformulazione soft del muro di TrumpIl muro al confine col Messico – Ap

La frontiera Ieri il dipartimento di Homeland security ha rilasciato il primo rapporto sulla restituzione ai genitori dei figli sottratti loro dalle autorità di frontiera in regime di »tolleranza zero» istituito da […]

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 giugno 2021

Ieri il dipartimento di Homeland security ha rilasciato il primo rapporto sulla restituzione ai genitori dei figli sottratti loro dalle autorità di frontiera in regime di »tolleranza zero» istituito da Trump. «29 famiglie si riuniranno, unendosi alle sette già integrate il mese scorso»

Trentasei quindi su un numero imprecisato ma certamente superiore ai 5000 bambini tolti ai genitori e di cui, in molti casi, si sono perse le tracce fra rimpatri, affidamenti e presunte adozioni. È l’ultima istantanea da un confine, quello fra Stati Uniti e Messico, dove nord e sud del mondo sono a diretto contatto. Una volta era la frontiera che più di ogni altra esplicitava la sofferenza, lo sfruttamento e la disuguaglianza del rapporto asimmetrico fra benessere e «sottosviluppo» globale. Oggi 600 dei 3200 km fra Golfo del Messico e Pacifico sono fortificati dal «Trump Wall» (ma più di 400km sono migliorie a barriere preesistenti; solo 120km sono nuova costruzione).

La muraglia di Trump resta come vano monumento alla demagogia sovranista che si è impadronita del paese durante il suo mandato. E questo confine non ha certo più il monopolio sulla violenza dei «respingimenti politici»: il Mediterraneo-cimitero ormai ha raggiunto per ecatombe il mortifero deserto di Sonora. La militarizzazione sperimentata dalla Border Patrol è quella adottata oggi da Frontex.

Di più. Gli accampamenti di migranti accalcati sulla linea di confine da Matamoros a Tijuana rappresentano la disperazione che cinge l’occidente «sviluppato», una «nazione» di profughi permanenti «appaltati» di preferenza a stati clienti – Messico, Turchia, Libia, Centro America. Proprio in questo senso è stato formulato il messaggio portato in questi giorni da Kamala Harris a Messico e Triangúlo Norte (Guatemala, El Salvador, Honduras): «Tenete a casa la vostra gente». E ai migranti la vice presidente ha detto «non venite, verrete respinti».

È la riformulazione «soft» della dissuasione di Trump che l’aveva invece intenzionalmente estremizzata con il furto dei figli, il respingimento di richiedenti asilo, un gulag di gabbie e celle frigorifere e centri di reclusione diventati incubatori di Covid….Dai governi del Sud di contro, c’è stata fin troppa disponibilità ad usare le masse di migranti come pedine per negoziare pacchetti favorevoli di sussidi, modulando di volta in volta i flussi a seconda della necessità. Nessuno – compreso il populista messicano Lopéz Obrador – si è distinto onorevolmente in questo senso .
E intanto i «clandestini» continuano a passare il confine.

I dati di marzo dicono 6000 fermati al giorno e 1500 «imbucati». Sempre a marzo sono stati fermati 18000 minorenni non accompagnati – dopo quelle del 2014 e del 2019, la terza onda di profughi bambini. L’amministrazione Biden li ha smistati dai centri di detenzione verso centri di accoglienza specializzati allestiti in molte città. Meglio delle migliorie «estetiche» al sistema sarebbe stato, come ha auspicato Alexandria Ocasio Cortez in occasione del viaggio centroamericano di Harris, occuparsi delle ragioni storiche dello sfacelo socioeconomico della regione – e in particolare delle responsabilità degli Usa nel loro «cortile di casa».

Promette invece di prevalere la scomoda realtà politica che deve affrontare l’amministrazione Biden. I repubblicani aspettano al varco il presidente per scaricargli integralmente addosso le responsabilità e riproporre la demagogia suprematista. La questione è invece inscindibile dall’egemonismo regionale degli Stati uniti e di uno sviluppo economico predicato sulla permanente disponibilità «strategica» di una forza lavoro mantenuta intenzionalmente precaria. Un bacino di manodopera «legalmente» priva di ogni diritto di cittadinanza, utile per la delocalizzazione interna della produzione, salvo venire ciclicamente demonizzata come spauracchio di movimenti xenofobi – altra recente convergenza fra nazional-populismo trumpiano e sovranismi europei.

Biden ad oggi ha abolito il muslim ban, alzato la soglia di profughi legali a 65000 annui e bloccato la costruzione del muro. Ma con l’opposizione preannunciata dei populisti, difficilmente saprà cambiare sensibilmente questa dinamica.

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