La ricerca di una difficile verità nella Cina occupata del 1941
Spy Story Ne "Il messaggio" (Marsilio), lo scrittore cinese Mai Jia mette in scena uno scorcio della guerra d’invasione condotta dal Giappone imperiale sul territorio della Cina e che finirà per rientrare in uno dei tragici capitoli del Secondo conflitto mondiale
Spy Story Ne "Il messaggio" (Marsilio), lo scrittore cinese Mai Jia mette in scena uno scorcio della guerra d’invasione condotta dal Giappone imperiale sul territorio della Cina e che finirà per rientrare in uno dei tragici capitoli del Secondo conflitto mondiale
Una drammatica pagina di storia che, a detta dello stesso autore, indaga anche le crisi attuali che minacciano quella parte dell’Asia. Ne Il messaggio (Marsilio, traduzione di Fabio Zucchella, pp. 444, euro 20), lo scrittore cinese Mai Jia mette in scena uno scorcio della guerra d’invasione condotta dal Giappone imperiale sul territorio della Cina e che finirà per rientrare in uno dei tragici capitoli del Secondo conflitto mondiale.
SIAMO NEL 1941, quando gli Stati Uniti hanno già dichiarato guerra a Tokio, e mentre l’esercito del Sol Levante occupa la Manciuria, dove si è insediato un governo fantoccio, il delta del fiume Azzurro e buona parte della Cina settentrionale. I nazionalisti del Kuomintang e i comunisti guidati da Mao Zedong, che sarebbero stati nel 1949 all’origine della nascita della Repubblica Popolare Cinese, dopo aver unito in un primo tempo le loro forze contro gli invasori sono tornati a dividersi.
In tale contesto, che nel pieno del conflitto mondiale annuncia già anche la guerra civile che dividerà la Cina dopo la resa del Giappone nel settembre del 1945, Mai Jia, che alcuni critici britannici hanno definito come «la risposta cinese a le Carré» – e che vanta anch’egli un passato nei servizi segreti cinesi, ambienta un solido romanzo di spionaggio dove niente e nessuno sono mai come appaiono.
Nel pieno della guerra sino-giapponese, le autorità della Repubblica di Nanchino, appoggiata in armi da Tokio, moltiplica gli sforzi per piegare la resistenza dei cinesi. Una notte, quattro agenti dell’intelligence – due uomini e due donne – al servizio del governo fantoccio di Wang Jingwei vengono scortati nella Tenuta Qiu, alle porte di Hangzhou, capoluogo dello Zhejiang. Sono stati convocati dal quartier generale dell’esercito imperiale perché tra loro si nasconde una spia, – nome in codice «fantasma» – e dovranno rimanere rinchiusi fino a quando il traditore non verrà smascherato.
ALL’INDAGINE si intreccia il mistero, che l’autore rende più fitto, mettendo in parallelo tre punti di vista e altrettante narrazioni. Rispettivamente, quella dei comunisti, dei membri del Kuomintang e di un personaggio, sottolinea Mai Jia, «che ha il mio stesso nome e riflette su ciò che è accaduto, colma le lacune, disseppellisce alcune vecchi asce di guerra e spiega perché le cose sono avvenute nel modo in cui sono avvenute». gu.ca.
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