Visioni

La ricerca delle sonorità tra un cactus e una pietra

La ricerca delle sonorità tra un cactus e una pietraIvo Nilsson e Antonio Caggiano – foto di Roberto Testi

Live Alla tenuta dello Scompiglio, l'omaggio a John Cage

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 4 maggio 2022

Un cactus che suona sfiorato da plettri, strumenti effimeri amplificati, conchiglie vere e di tutte le forme dal suono a volte soffocato e struggente, altre allegro e festoso. Pietre che cantano e cilindri colorati che, azionati da corde, ruotano producendo musica. Inizia così Ryoanji. Fuori / Dentro, l’affascinante concerto-omaggio che l’Associazione Culturale dello Scompiglio, alle porte di Lucca, sulle colline di Vorno, ha dedicato sabato scorso a John Cage, in occasione del trentennale della morte e dei 110 anni dalla nascita del compositore statunitense. Il concerto inizia all’aperto, in una raccolta e accogliente radura degli spazi esterni della grande tenuta. Il trombonista svedese Ivo Nilsson e il percussionista Antonio Caggiano aprono con le composizioni più rappresentative delle due grandi passioni di Cage: quella per la natura e quella per l’Oriente. Child of Tree, un’improvvisazione scritta per materiali vegetali, in cui il compositore utilizza per la prima volta un cactus come strumento musicale e Ryoanji, che prende il nome dal giardino roccioso di Kyoto, in Giappone, composto da rocce disposte in un paesaggio di sabbia bianca rastrellata.

SECONDO Cage, in quest’opera i solisti rappresentano le pietre del giardino, mentre l’accompagnamento strumentale la sabbia. E in questo immaginifico concerto diventano strumenti anche le foglie, le pietre, la terra e ogni tipo di legno. I suoni prodotti sono sempre diversi, ma capaci di grandi evocazioni e ricordi e che lasciano il pubblico dello Scompiglio concentrato e silenzioso. Infine, con il suono di un vibrante trombone lamentoso e sospirante – da partitura-, che giunge in lontananza, la prima parte del concerto si chiude con Sylfer di Ivo Nilsson, ispirato a un poema di Gunnar Ekelöf, il primo poeta surrealista svedese e alla figura del Sylph, un essere immaginario e elementare che vive nell’aria, mortale ma privo di anima. Si resta in quel clima fiabesco e quasi non si osa parlare mentre si entra, per la seconda parte del concerto, nello spazio espositivo interno dell’Associazione diretta dalla regista e artista Cecilia Bertoni. Una processione silenziosa, che rimane nella magia creata dalla musica, come un fiume carsico pronto a risalire in superficie.

I suoni prodotti sono sempre diversi, ma capaci di grandi evocazioni e ricordi e che lasciano il pubblico concentrato e silenzioso

DENTRO il teatro l’atmosfera cambia quando i due musicisti eseguono un brano, Shack di Maurizio Pisati, che parla dei primi hacker. Il sognante giardino incantato della natura lascia il posto ad una realtà in cui i suoni naturali vengono sostituiti da quelli creati dai computer, dalle macchine pensanti. Si torna nel finale alla natura, anche se solo su schermo, con Endangered Species Trust di Ivo Nilsson, in cui trombone, sega musicale e flexatone fanno da sfondo al meraviglioso canto delle scimmie gibboni, registrato in Vietnam dall’autore. Il concerto si chiude in una sorta di fiaba finale con Dei diversi versi di Lucio Gregoretti e le sue sorprendenti affinità tra il verso poetico e quello animale.

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