La Rete è più povera senza Aaron Swartz
Ricordi E' passato poco più di un anno dalla morte del giovane attivista hacker statunitense. Nel Gennaio 2013 si tolse la vita. Il suo nome è legato alle battaglie per la libera circolazione della conoscenza. Battaglia che ha sempre condotto con intelligenza
Ricordi E' passato poco più di un anno dalla morte del giovane attivista hacker statunitense. Nel Gennaio 2013 si tolse la vita. Il suo nome è legato alle battaglie per la libera circolazione della conoscenza. Battaglia che ha sempre condotto con intelligenza
Gli anniversari hanno sempre un sapore dolceamaro. Sono io momento in cui i ricordi individuali sono riassemblati per essere «in linea» del presente. È così anche per Aaron Swartz, giovane hacker e attivista americano che un anno fa si è tolto la vita. Aaron era così tanto schivo quanto il suo nome era noto in Rete. Voleva la libertà di circolazione della conoscenza e per questo si è battuto, al punto di scaricare e diffondere materiale «riservato» del Mit, cioè articoli scientifici che il giovane attivista riteneva giusto rendere di pubblico dominio. Per questo il Mit lo aveva denunciato. Per questo il processo che si era aperto contro di lui vedeva un pubblico ministero intenzionato a chiedere decine e decine di anni di carcere. Una giorno del gennaio di un anno fa Aaron ha gettato la spugna. Non è dato sapere se ha deciso di togliersi la vita perché non reggeva la pressione su di lui o perché si era sentito solo. La sua morte è stata una perdita per chi crede che stare in Rete significhi ben altre cose che cliccare un «mi piace». È stato un anno duro per il cyberspazio. E duro è stato anche per chi, come Aaron, pensa che la conoscenza è libera. Ma con la voglia di far cadere il muro di leggi sbagliate che ne impedisce la libera circolazione.
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