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La repressione e dodici anni di processi hanno travolto il movimento dei movimenti

La repressione e dodici anni di processi hanno travolto il movimento dei movimentiAnti-globalization protesters hold up their hands as they are led away by riot policeman in central Genoa, July 21, 2001. The G8 leaders continued with their summit dismissing calls to cancel it after police shot dead an Italian protester during violent anti-capitalist unrest on its opening day. REUTERS/Sergei Karpukhin

Un altro mondo “E' ora di alzare la testa dal codice penale e ricordarci per cosa lottavamo a Genova”

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 15 giugno 2013

La sentenza della Cassazione sulle torture di Bolzaneto è l’atto conclusivo dell’ultimo processo sul G8 di Genova. Dodici anni sono passati nei tribunali in cerca di giustizia e verità che sono state negate. Adesso è tempo di alzare la testa dal codice penale e di fare un bilancio. Ecco la domanda che fa più male: dov’è finito il movimento? Perché era forte quando il capitalismo finanziario era vincente, ed è evaporato mentre che c’è la crisi? Perché non c’è più adesso che ce ne sarebbe tanto bisogno, e proprio quando la storia ha dimostrato che chi allora manifestava aveva ragione?

Laura a Genova aveva vent’anni. La sua generazione ci aveva creduto. Poi è stata travolta dalla rabbia, dalla delusione, e dalla sconfitta. Eppure paga più di tutti la crisi del sistema che criticava. “Abbiamo passato tutto questo tempo a occuparci dei processi, e intanto ci siamo dimenticati di quello cose che dicevamo a Genova. Il movimento è stato ridotto a una macchina a sostengo delle battaglie legali, forse è stato un errore, forse non si poteva non farlo. Adesso però è finita ed è quasi una liberazione”.

Anche Vittorio Agnoletto c’era. E c’è anche oggi a sentire la sentenza della Cassazione: “Intanto sono state confermate tutte le condanne dell’appello, anche quelle cadute in prescrizione: non è cancellato il reato, ma solo la pena. E questo purtroppo è il risultato di leggi fatte ad hoc che però non cambiano la verità storica: a Genova, c’è stata la tortura. Polizia, carabinieri, guardia di finanza e amministrazione penitenziaria erano coinvolte”. Agnoletto ci tiene a segnalare l’assenza dei politici e delle istituzioni. Nessuno era presente alla lettura della sentenza. “E’ la stessa assenza della politica che spiega perché in Italia non c’è il reato di tortura”. Ma ammette: “Anche una parte di quel largo mondo associativo che a Genova c’era adesso è assente. E’ come se fosse stato terrorizzato. Genova è diventata un tabù anche per loro”. E il resto del movimento? “E’ vero, quello che è successo ci ha obbligati a occuparci dei processi, della democrazia, degli spazi di agibilità politica e della repressione: in questo senso a Genova con la violenza sono riusciti a deviarci dai nostri temi contro il sistema economico e finanziario mondiale. E lungo questo percorso abbiamo perso la nostra forza e la nostra unità. Poi alcuni hanno creduto che il governo di centro sinistra di Prodi potesse modificare le cose. La fine anche di quell’esperienza ha lasciato ancora più divisione e rassegnazione”.

Luca Casarini non ha dubbi: “La sentenza di oggi è la fine di una strategia assolutoria dello stato. Dopo tutto gli unici che pagano davvero sono 10 manifestanti condannati anche a 14 anni. Si parla tanto delle violenze della polizia, per esempio in Turchia, ma quando sono in casa nostra…”. Per Casarini le istanze del movimento sopravvivono in tante lotte territoriali e per i beni comuni. “Ma certo – ammette – l’unità che avevamo allora l’abbiamo persa”. Perché? “In parte la repressione ha funzionato, quei poliziotti non li condannano perché per lo stato hanno fatto il loro dovere. E poi, forse, la crisi quando morde inibisce i movimenti che invece si formano nelle fase espansive del capitalismo. Insomma anche la crisi serve il potere”.

Da Genova ad oggi sembra passato un secolo: 12 anni. Come dal ’68 agli anni Ottanta. E un altro mondo sembra impossibile.

e.

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