Gli scaffali delle librerie che contengono libri di sport, traboccano di volumi invenduti sulle biografie dei campioni del calcio, scritti da giornalisti sportivi megafoni della chiacchiera sportiva, che aspirano al rango più alto di scrittori, imitando Giovanni Arpino, Pier Paolo Pasolini, Osvaldo Soriano. Per fortuna si tengono lontani da temi che non fanno clamore, come il cammino. Il movimento dei camminatori, differenziandosi dall’escursionismo, cresce a piccoli passi, e ancora minoranza cerca di recuperare i percorsi della viandanza, che hanno attraversato i secoli. Mettersi in cammino è un atto radicale, è un atto politico in tempi in cui la vita sedentaria è un modello, è un atto poetico e spirituale, è una sfida in una società dove lo spostamento avviene solo con mezzi motorizzati, è il recupero della memoria del gesto più naturale dell’uomo. Non è sufficiente camminare per mettersi in cammino, decisione che comporta una scelta consapevole, come ci ricorda Primo Levi in un passo di La tregua a proposito del percorso di ritorno da Auschwitz fino a casa: “Avevo la febbre a quaranta e non capivo se era giorno o notte: ma una cosa capivo, che mi occorrevano scarpe e altro; allora mi sono alzato, e sono andato fino al magazzino per studiare la situazione. E c’era un russo con il mitra davanti alla porta: ma io volevo le scarpe, e ho girato dietro, ho sfondato una finestrella e sono entrato. Così ho avuto le scarpe”.

Camminatore indefesso dalla sera all’alba per placare l’angoscia era Charles Dickens, che amava girava per cimiteri, mentre Virginia Woolf nel racconto “Kew Gardens” esce di casa una sera d’inverno per comprare una matita e nel suo camminare finisce per entrare nelle vite intime degli altri. A spronarci a vivere il più possibile all’aria aperta è Henry David Thoreau perché “ gli uccelli non cantano nelle grotte”, mentre lo scrittore argentino Roberto Arlt, pubblicato in Italia per la prima volta nel 1978 con Il giocattolo rabbioso, opera che emana un calore tragico, nella sua breve vita (1900-1942) ci ricorda che “per vagabondare occorre avere eccezionali doti di sognatore” come potrete leggere nel libro Del camminare e altre distrazioni. Antologia per viandanti e sognatori (ediciclo, euro 24) con illustrazioni dell’impareggiabile Guido Scarabottolo. La pregevole antologia raccoglie gli scritti di quindici scrittori di fama mondiale, europei e delle Americhe, alcuni testi sono stati tradotti e pubblicati per la prima volta in Italia, si va dalle passeggiate filosofiche di Rousseau a quelle nei giardini di Virginia Woolf, fino a La Donna che Cammina di Mary Hunter Austin, racconto che sfida i pregiudizi maschili di una donna che si mette in cammino, incurante dei brutti incontri, e si ferma a dare un aiuto a un uomo in campagna a governare le pecore e a tenerle unite nelle notti di vento forte nel deserto durante la transumanza, e a condividere con lui la vicinanza del corpo e i momenti di intimità: ”Aveva mangiato e dormito negli accampamenti dei pastori e vissuto per giorni in stazioni di posta gestite da un solo uomo, i cui padroni non avevano altro contatto umano se non un cercatore d’oro ogni tanto o la diligenza che sostava una volta ogni tre settimane. Era stata accompagnata da carrettieri che la caricavano nel deserto bianco e infuocato e la facevano scendere all’incrocio di strade senza nome, a giorni di distanza da qualsiasi altro posto. Era passata attraverso tutto ciò restando incolume e illesa. Su questo ebbi le testimonianze più affidabili, e cioè quelle degli uomini”.

La novella Vagabondaggio di Giovanni Verga, ci dà uno spaccato della realtà dei piccoli paesini della Sicilia, in cui c’è sempre qualcuno che vuole andare oltre il piccolo cerchio del confine, per sfuggire alla fame, guardare che cosa c’è al di là, girare il mondo, come Nanni Lasca, il protagonista del racconto, che vuole fare del suo vagabondare un progetto di vita, ma poi ritorna dove è nato e sposa una donna che è un buon partito, e sull’uscio della porta guarda con sprezzo a quei viandanti dei quali aveva fatto parte fino a poco tempo prima. La raccolta dei testi vanno dai racconti sul cammino lento di Woolf alle passeggiate filosofiche di Rousseau e dell’argentino Roberto Arlt, fino alla sezione “Su e giù per le montagne” che riporta il racconto di Mark Twain su una scalata in montagna che forse non si realizzerà mai e quello dello scrittore e antropologo Paolo Mantegazza. Visto che non può esserci cammino senza riposo, chiude l’antologia l’invito di J.M. Barrie Una vacanza a letto, in cui si consiglia di fingervi ammalati immaginari, per abbandonarvi a piacevoli letture, tra le premure e le cure dei parenti, quanto al medico state pure sul generico, ditegli che non sapete bene di che cosa si tratta, un dolorino dietro la schiena, un secondo alla pancia, un vago mal di testa, tanto nell’incertezza non vi chiederà di alzarvi ed essere scattanti, confermerà il meritato riposo. Viandanti e sognatori, in attesa che vi ristabiliate, buona lettura.