Prosegue la polemica sull’area del Parco del Delta del Po, in Romagna, che comprende la foce del torrente Bevano, tra pinete e zone umide protette (“Ortazzo e Ortazzino”), in tutto 500 ettari venduti da una immobiliare all’altra per poco più di 500 mila euro, senza che gli enti pubblici abbiano fatto valere il diritto di prelazione.

Martedì il consigliere ravennate Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) aveva diffuso alcuni stralci della nota integrativa al bilancio del 2021 dell’Immobiliare Lido di Classe SrL, che deteneva la proprietà del terreno dagli anni ‘70, dove si parla di un accordo di programma, tra enti pubblici e immobiliare, mirato a declassare la zona C a zona pre-parco, in modo da renderlo potenzialmente edificabile. Nel marzo 2023, avviene la vendita alla immobiliare Cpi Real Estate Italy, nel totale silenzio delle istituzioni. Ora, grazie alla denuncia di Italia Nostra e al clamore mediatico che ne è conseguito, l’accordo potrebbe essere saltato. Il terreno sembra che sia di nuovo in vendita da parte della Cpi, ma non si sa a quale costo.

Abbiamo intervistato l’assessora alla Programmazione territoriale, edilizia e parchi della Regione Emilia Romagna, Barbara Lori.

Assessora, siete a conoscenza di questo accordo di programma per “declassare” l’area C?

No, assolutamente, siamo completamente estranei a questa vicenda, escludiamo un coinvolgimento della Regione, e non saremmo comunque disponibili a un accordo di questo tipo.

Avete ricevuto dall’Ente Parco la comunicazione sulla necessità di esercitare il diritto di prelazione?

Sì, nei mesi scorsi il direttore dell’Ente parco ha inviato una lettera, prospettando la possibilità di un finanziamento per sostenere un’eventuale prelazione da parte dello stesso Ente Parco. La Regione, come del resto per ogni ente pubblico, non può decidere uno stanziamento immediato senza averlo prima programmato ed è comunque necessario il pronunciamento circa la volontà degli enti locali interessati. Non dimentichiamo che l’Ente Parco è un ente autonomo, nella cui governance non è rappresentata la Regione, ma i Comuni del territorio. Se l’Ente Parco e i Comuni decidono ora di acquisire l’area, come Regione abbiamo già detto di essere disponibili a sederci intorno a un tavolo per valutare le cose da fare. E faremo la nostra parte, assieme all’Ente Parco e al Comune di Ravenna.

Avete visionato l’atto di compravendita?

Non abbiamo visionato l’atto di compravendita né avremmo potuto farlo. Non rientra nelle nostre competenze e possibilità.

Considerando la rigenerazione degli habitat e degli ecosistemi a seguito del totale abbandono durato oltre 50 anni, ritenete di procedere a classificare la zona C in zona B per una maggiore tutela, come richiesto anche dalle associazioni ambientaliste e da Europa Verde, partito che siede in maggioranza?

Solo l’Ente parco può proporre una modifica del Piano. Dopo l’approvazione da parte degli organismi dell’ente parco, la proposta arriva alla Regione per l’approvazione. Da parte nostra non c’è nessuna preclusione all’inserimento nel piano del parco di vincoli ancora più restrittivi degli attuali. Teniamo però presente che in un’area classificata come C, già ora non c’è la possibilità di realizzare alcuna attività edificatoria.

La Regione ritiene di farsi parte insieme al Parco del Delta, verso il ministero affinché tutta l’area venga dichiarata Riserva Naturale dello Stato, oltre alle due fasce già riserve naturali?

Anche in questo caso, una volta definita la volontà del Parco del Delta e dei Comuni, da parte della Regione vi è la piena disponibilità ad attivare un’interlocuzione con il ministero dell’Ambiente per poter approfondire anche questa prospettiva.