ExtraTerrestre

La Regione Liguria rema contro il Parco di Portofino

Infatti, da oltre 20 anni i suoi amministratori conducono un gioco al ribasso sulla tutela delle aree di Portofino e dei comuni limitrofi, lasciando aperti pericolosi varchi ad una mai […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Infatti, da oltre 20 anni i suoi amministratori conducono un gioco al ribasso sulla tutela delle aree di Portofino e dei comuni limitrofi, lasciando aperti pericolosi varchi ad una mai arrestata speculazione edilizia e ad un manipolo di cacciatori.
La storia di un’area protetta a Portofino, infatti, viene da molto lontano. Nel 1935 fu istituito l’Ente Autonomo del Monte di Portofino, preposto alla gestione di un’area di 1061 ettari ricadenti nei soli comuni di Portofino, Camogli e Santa Margherita. Negli Anni ’70 l’Ente fu sostituito dalla Regione Liguria che poi nel 1986 aggiunse 89 ettari al perimetro originario dell’area, diventata nel frattempo parco regionale. Per garantirne meglio la tutela e controllare la pressante espansione edilizia fu anche istituita un’area contigua (detta «cuscinetto») di 3.509 ettari su quattro comuni.

Ma all’inizio del nuovo millennio la musica cambia: nel 2002 i confini del parco vengono ridotti da 1.150 ettari a 1.056 e l’area cuscinetto a 732 ettari (meno di un quarto di quella originaria) per poi essere totalmente eliminata nel dicembre 2022. Nel frattempo, nel 1999, nasce l’Area Marina Protetta (346 ettari) e vengono istituiti alcuni siti d’interesse comunitario della Rete Natura2000 per complessivi 600 ettari. Questi siti vengono così ricompresi nella proposta di perimetrazione di un parco nazionale elaborata da Ispra, avanzata dal Ministero dell’Ambiente e approvata dal Parlamento nel 2017. Questa proposta riguarda il territorio di 11 comuni e si configura come una giusta soluzione per gestire la situazione frammentata venutasi a creare: un parco nazionale che integri a tutti gli effetti anche le competenze dell’area marina protetta in un unico parco marino/terrestre.
A questo punto si è apre però una fase di ricorsi amministrativi, sentenze e trattative varie durante la quale la Regione ha sempre mantenuto una posizione di retroguardia rispetto alla perimetrazione, quando non di aperta contrarietà al parco. E oggi, di fronte a 7 degli originari 11 comuni che si dichiarano disponibili a far parte del parco nazionale, triplicando così l’attuale perimetro di quello regionale, la Giunta Toti si barrica sull’attuale confine del parco regionale che coincide con il perimetro degli Anni ’30 del secolo scorso, come se la sensibilità ambientale e le conoscenze di conservazione fossero rimaste quelle di 100 anni fa.
È necessario uscire da questo pantano politico e procedere all’istituzione di un parco con gli enti locali che desiderano esserci: la perimetrazione a 7 comuni non è certo la migliore possibile, ma rappresenta una base su cui lavorare per poi elaborare una proposta di aree contigue o, meglio ancora, riprendere una trattativa mirata con gli Enti locali per futuri ampliamenti.

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