Affollata epopea di mille azioni verdi, un piede nelle istituzioni e l’altro nei movimenti, per cambiare strutture e infrastrutture, leggi e produzioni, consumi e comportamenti. Puntuale cronaca dell’itinerario verde nei meandri della (poco verde) politica italiana. Antologia che scruta con occhio eco-pax vicende e tristi primati del modello Italia, ieri, oggi e magari domani.
È tutto questo l’ultimo libro di Michele Boato, che si misura con la «veloce parabola dei verdi dal 1985 al 2000. Dalle piazze effervescenti alle prime Liste verdi fino ai grigi palazzi».

Il racconto dell’ambientalismo italiano, giunto al terzo volume dopo La lotta continua e Arcipelago verde, affronta qui gli anni del «successo e declino (resistibile) delle Liste verdi», entrate via via in 11 consigli regionali e centinaia di comuni nel 1985, in Parlamento nel 1987, nelle giunte in Veneto e Lombardia (per finire al governo nazionale, ma è un’altra storia).

Con la scelta elettorale, l’arcipelago verde sapeva di correre due rischi, ricorda l’autore: «Diventare uno dei tanti partitini del 2% e concentrare le proprie energie nelle istituzioni, sottraendole ai movimenti di base», leggiamo. Le prime piccole liste ecologiste nascono quasi tutte da comitati e associazioni locali e hanno poveri ma efficaci mezzi d’informazione: «Il tam-tam delle radio private, dei bollettini ciclostilati e delle centinaia di fogli locali e autogestiti».

A un certo punto nasce anche il Telefono verde, che può fregiarsi di diverse vittorie: scempi bloccati, norme revocate. Intanto l’impegno dei verdi eletti spazia: mobilità dolce, azioni dirette antimilitariste, interventi contro i veleni (si pensi alle barchette lanciate a bloccare la nave che scaricava i fanghi Montedison in Adriatico), ordinanze e disturbo antibracconaggio, boycott delle imprese inquinanti, prevenzione dei rifiuti, mobilitazione contro il nucleare, difesa dei consumatori, aree verdi, idee per la riconversione produttiva.

I primi parlamentari verdi, eletti nel 1987, oltre all’impegno di far tenere il referendum sul nucleare e rilanciare quello sulla caccia, insistono per una legge quadro sui parchi, fanno esplodere scandali, e voteranno nel 1991 contro la guerra del Golfo, un altro scandalo: la prima guerra di aggressione combattuta dall’Italia post-fascista. Lo slogan «Petrolio? Non vale una guerra» corre per migliaia di piazze, insorte contro le bombe. Eco-pax.

Michele Boato, eletto fra i tredici parlamentari dei Verdi nel 1987, si dimette a metà mandato – per rispettare l’impegno all’alternanza dopo una mole di proposte (alcune approvate, come la prima tassa ecologica italiana) e denunce (eclatante quella contro un ministro per traffico d’armi). Torna a insegnare economia nei licei di Mestre, in bicicletta. «Sono stato parlamentare solo per un anno e mezzo, ma ho imparato molte cose.

Per esempio: non è sempre necessario far parte della maggioranza», scrive. Si può infatti cercare di «sbriciolare il potere», decentrandolo. E quando negli anni 1990 i Verdi – fra i quali lo stesso Boato – approdano in due giunte regionali dopo Tangentopoli (servivano facce pulite), rivedono le procedure degli appalti, obbligano gli enti locali al porta a porta, lavorano a monte per eliminare le cause degli inquinamenti, riducono l’estrattivismo nostrano, proteggono i boschi, creano fitodepurazioni naturali, combattono l’elettrosmog.

Dunque era stato possibile, qui e là, «addomesticare le istituzioni senza farsi omologare dai partiti». Ma il libro preferisce non soffermarsi sul successivo declino dei Verdi. Piuttosto, vuole indicare «una strada forse ancora percorribile». Del resto, «i nodi da sciogliere non sono poi cambiati così tanto»: rimane da bloccare uno «“sviluppo” suicida basato su consumismo, autostrade, mega-centrali e inquinamento»; rimangono gli spettri del militare e del nucleare; resta da creare il «lavoro “dolce” cioè utile e non inquinante». E poi le tematiche planetarie della «Campagna Nord-Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito»: chiara fin dal nome, fu attiva dal 1988 al 1994, con il supporto finanziario delle Liste verdi.

Per ordinare il libro scrivere a: info@ecoistituto.veneto.it