È difficile incontrare qualcuno che non conosca Joao Gilberto. Protagonista di una delle stagioni musicali più fertili e innovative del Novecento, Joao Gilberto non è stato semplicemente uno degli inventori della bossa nova: la sua batida, quel modo assolutamente innovativo e pur sempre classico di pensare e interpretare la chitarra, la sua voce baixinha, appena sussurrata e senza eccessi, hanno letteralmente trasformato la musica contemporanea. Il recente volume di Francesco Bove, Joao Gilberto. Un impossibile ritratto di artista, edito da Arcana (174 pp., €16,50), ricostruisce il profilo artistico del musicista lungo quel filo conduttore che unisce l’intera tradizione della musica popolare brasiliana (MPB), dai primi vagiti dello choro passando per il simbolo della brasilianità per eccellenza, il samba, fino a giungere alla nascita di quella raffinata rivoluzione che fu la bossa nova. Il libro è il risultato di un’appassionata ricerca decennale, basata su un ampio numero di documenti d’archivio, testimonianze, racconti di amici e collaboratori, e pur nella mancanza di un incontro diretto con Joao Gilberto, il saggio riesce a far emergere un vero e proprio profilo dell’artista bahiano, ritraendolo in quegli aspetti umani e caratteriali spesso meno noti al grande pubblico.

COME, ad esempio, l’importanza giocata dallo yoga e dalle tecniche di respirazione di questa disciplina nella creazione e nello sviluppo di quel suo modo innovativo di coniugare voz e violão, «per estendere oppure accorciare le frasi musicali senza perdere nulla». Oppure il fatto che fosse capace di trascorrere giornate intere in pigiama «chiudendosi in bagno per sfruttare la sua acustica, perfetta per sentire sia la voce che lo strumento». E ancora mille altri aneddoti.

QUEL CHE EMERGE da questo ritratto impossibile è la personale visione artistica di un musicista rivoluzionario come Joao Gilberto, capace di inventare un modo di approcciarsi alla chitarra tutto nuovo, impensato e inaudito, da una tonalità armonica espansa, da una ritmica irregolare eppure oggettiva, da una scelta di accordi raffinata eppure priva di qualsiasi ornamento, asciutta, diretta. Quando il giornalista e compositore Ronaldo Boscoli gli chiese da dove avesse tirato fuori questo modo di suonare, Joao rispose imperturbabile: «Dal movimento sincopato delle anche delle lavandaie di Juazeiro». Ah! A beleza que existe…