Anche al Senato, dove i contiani sembrava avessero una maggioranza di ferro e dove quindi il processo di ristrutturazione del Movimento 5 Stelle doveva procedere senza intoppi, spunta una pretendente al ruolo di capogruppo. Si tratta di Domenica Castellone, che dovrà vedersela con l’uscente Ettore Licheri, considerato molto vicino all’ex presidente del consiglio.

Da domani dunque a Palazzo Madama si aprono le danze per il rinnovo del direttivo, un mese prima della conta prevista alla Camera, dove il gruppo grillino è ancora più diviso e dove non è affatto detto che il nuovo leader abbia la maggioranza. Anche per questo, Conte si trincera dietro i suoi cinque vice, che domenica scorsa ha portato davanti alle telecamere di RaiTre, ospite di Lucia Annunziata. L’idea di Conte è che Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Mario Turco e Michele Gubitosa siano i volti del nuovo corso, che solo a loro venga delegata la possibilità di parlare davanti alle telecamere e diffondere la linea. Ciò dovrebbe avvenire anche grazie al filtro di Rocco Casalino, che a Montecitorio è rientrato per svolgere il ruolo di responsabile dei rapporti con la televisione. In questo senso dovrebbero essere già cominciati i training cui vengono sottoposti i prescelti per comparire sul piccolo schermo: simulazioni dei talk show, una via di mezzo tra un gioco di ruolo e una rappresentazione in cui al portavoce di turno tocca reagire alle domande e alle interruzioni dei membri dello staff che si calano nel ruolo della controparte.

«Non ha senso fare come in passato con M5S che si rinchiude in se stesso, fa un elenco di nomi e se li vota e poi pretende che le altre forze li sostengano», dice Conte a proposito del metodo con il quale verrà scelto il nuovo presidente della repubblica. Se anche dovesse essere Mario Draghi, tuttavia, il capo politico grillino ci tiene a rassicurare i suoi che ciò non implicherà affatto il voto anticipato. Al contrario, si dice sicuro che la legislatura arriverà alla sua scadenza naturale, fino al 2023. Sul tema, che è il crocevia obbligatorio di ogni manovra tattica di questa fase, è tornato ieri anche Luigi Di Maio. «Conte ha semplicemente risposto a una domanda sulla possibilità di eleggere il primo ministro Draghi», precisa Di Maio. Che polemizza con le «molte forze politiche che parlano di Quirinale perché vogliono elezioni anticipate fra quattro mesi. E questo non è un bene per il Paese. Siamo ancora in piena campagna vaccinale, la lotta al Coronavirus non è finita, il Pnrr con tutte le riforme che stiamo avviando, è da realizzare».

Oggi intanto si discuterà davanti alla settima sezione del Tribunale di Napoli il ricorso cautelare di alcuni attivisti del M5S con cui si è chiesto di sospendere l’efficacia delle votazioni di agosto che hanno modificato lo statuto ed eletto Giuseppe Conte, che era l’unico candidato alla carica di presidente. L’avvocato Lorenzo Borrè, uno dei legali che ha presentato il ricorso contro le modifiche statutarie ritenute «illegittime dai ricorrenti in quanto adottate in assenza dei quorum statutari e senza adeguata convocazione degli associati». Le motivazioni su cui si fonda il ricorso sono analoghe a quelle dell’atto di citazione con cui vennero impugnati il regolamento e le modifiche statutarie approvate nell’ottobre 2016, regolamento e statuto poi effettivamente annullati due settimane fa dal Tribunale di Palermo con la sentenza che ha accolto il ricorso dell’ex parlamentare Riccardo Nuti. In questo caso, sostengono i ricorrenti, «l’unica differenza è costituita da una ancora più articolata sequenza di vizi che minano la legittimità e la democraticità dei provvedimenti impugnati».