Scuola

La protesta: «La scuola non va chiusa né in Campania né altrove»

La protesta: «La scuola non va chiusa né in Campania né altrove»La campagna lanciata sui social dal movimento "Priorità alla scuola"

Il caso Lunedi 19 ottobre il movimento "Priorità alla scuola" protesta davanti alle regioni. I sindacati : «Il diritto allo studio ovunque». La scuola «è trattata come una cenerentola». Gli studenti: «Le misure messe in campo dal governo sono del tutto insufficienti». La ministra dell'Istruzione Azzolina resiste sulla didattica online, ma le regioni insistono. Il Ministro delle autonomie Boccia: «Ci vuole flessibilità, non tutti i territori sono uguali».

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 17 ottobre 2020

La decisione del governatore della regione Campania Vincenzo De Luca di chiudere le scuole e mettere tutti gli studenti e i docenti in didattica a distanza fino al 30 ottobre, se non oltre, è la conseguenza della scelta del governo di dare a tutte le regioni la facoltà di varare provvedimenti più restrittivi dei «Dpcm». Lo ha ricordato ieri la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (Pd) secondo la quale De Luca «pensa di non poter intervenire sui trasporti e su altri aspetti». «De Luca – ha aggiunto – forse non ha altre leve». Lo stesso presidente del Consiglio Conte lo ha confermato da Bruxelles a chi gli chiedeva se il governo avrebbe fatto ricorso contro la decisione di De Luca: «Vi ricordo dal punto di vista formale per come abbiamo costruito il disegno di legge che le singole regioni possono adottare misure più restrittive” E poi ha aggiunto: “Chiudere subito in blocco tutte le scuole è una soluzione che sembra a portata di mano molto facile ma dal punto di vista dei segnali che diamo non è il miglior segnale che stiamo dando». Dunque è solo una questione di opportunità. La decisione è stata presa a monte dal governo. De Luca la sta applicando secondo le sue priorità.

LA LOGICA del subappalto dell’emergenza usata dal governo ieri ha creato una serie di tensioni interne alla maggioranza e tra i ministri. Mentre la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha parlato nelle ultime 48 ore di «decisione gravissima», della didattica a distanza integrata che «non aiuta a tutelare la salute dei ragazzi» anche se è «già una realtà» e degli «scaglionamenti che si potevano fare noi li abbiamo già fatti», il ministro per le autonomie Francesco Boccia (Pd) ieri ha detto che dirà ad Azzolina di accettare «un po’ di flessibilità da parte di tutti gli attori in campo. È evidente che i territori non sono tutti uguali». Proporrà anche alla ministra dei Trasporti De Micheli (Pd) «lo scaglionamento degli orari degli ingressi a scuola per non sovraccaricare il trasporto pubblico locale».

BOCCIA ha raccolto le richieste del presidente dei comuni dell’Anci, e sindaco di Bari, Antonio De Caro (Pd): spostare almeno di un’ora gli ingressi nelle superiori e evitare gli assembramenti sul trasporto locale. Altrove, in Lombardia, la regola sarà applicata in questo modo: il governatore lombardo Fontana ha detto che le scuole superiori saranno messe in «didattica a distanza» per non pesare sui trasporti locali. In questo modo si dovrebbe andare, per il momento, verso i doppi turni chiesti dal presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e la strutturazione della realtà già esistente in molte scuole: l’alternanza scuola in presenza e online. Ma, a quanto pare, non è esclusa la chiusura con tutti a casa davanti allo schermo, com’è stato fatto in Campania. « Non ci sono particolari focolai nelle scuole in Campania – ha detto Boccia- De Luca si assume la responsabilità degli effetti della sua ordinanza». Un precedente che potrebbe essere usato anche da regioni di colore diverso. Cosa farà a quel punto il governo? Alla luce di questi orientamenti il ministero dell’Istruzione ieri sembrava isolato e rassegnato. Lo ha confermato la stessa Azzolina: «Le scuole devono essere le ultime a chiudere, questo è il mio pensiero, qualunque decisione la prenderà il governo – ha detto – Io non ho, ripeto, né il potere di aprire né di chiudere».

LA DECISIONE di De Luca ha prodotto un caos anche nella maggioranza e nel Pd. Se Italia Viva e Cinque Stelle si sono scagliati contro il governatore Campano, il segretario del Pd Nicola Zingaretti lo ha difeso, nonostante le proteste dei genitori e degli studenti a Napoli e in rete in tutta Italia con «Priorità alla scuola»: «Solidarietà a De Luca per gli attacchi sopra le righe. Sta combattendo per difendere la sua comunità». il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci e l’ex ministra Pd dell’Istruzione Valeria Fedeli pensano invece che la scuola in Campania non deve chiudere e che Azzolina ha ragione. Il governo non sembra avere una strategia unica ed è sottoposto alle pressioni delle regioni. Dalla Campania alla Lombardia si sta facendo scontare alla scuola la volontà di non intervenire in maniera eccezionale sui trasporti, e su altri settori dove il contagio presumibilmente si trasmette. La scuola che si voleva proteggere, e con essa il diritto allo studio di 8 milioni di studenti, resta la cenerentola.

«DA MESI diciamo che le misure messa in campo dal ministero dell’Istruzione sono del tutto insufficienti. Il ritorno alla didattica a distanza, annunciate in Lombardia o prefigurate in Veneto, era prevedibile e si potevono evitare» sostiene Federico Allegretti (Rete degli Studenti Medi). «La chiusura in Campania – ha detto Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – È il sintomi dei troppi errori fatti in questi mesi sulla scuola».

IL MOVIMENTO «Priorità alla scuola» ieri ha lanciato per lunedì 19 ottobre presidi e flash mob di protesta davanti alle sedi di tutte le regioni: «La scuola non si chiude, né in Campania né altrove. Secondo i dati finora disponibili, non sono le scuole i luoghi di diffusione del contagio».

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