La protesta di Daniela Fregosi: «Noi freelance non siamo malati di serie B»
Quinto stato Statuto lavoro autonomo: dietrofront del governo sulla tutela della malattia. La protesta della freelance Daniela Fregosi: «Il tumore non distingue tra autonomi e dipendenti»
Quinto stato Statuto lavoro autonomo: dietrofront del governo sulla tutela della malattia. La protesta della freelance Daniela Fregosi: «Il tumore non distingue tra autonomi e dipendenti»
«Il cancro è un alluvione improvvisa, un terremoto. Se ci sono le coperture per i cataclismi naturali, non vedo perché non dovrebbero esserre previste per le malattie gravi che colpiscono i lavoratori autonomi. Hanno stanziato risorse per gli imprenditori colpiti da calamità, perché non dovrebbero farlo per noi lavoratori senza tutele? – domanda la freelance Daniela Fregosi, protagonista di una battaglia per i diritti delle partite Iva che ha raccolto ad oggi 87.500 firme su change.org – Lo stato pensa che i nostri di tumori durino 8 settimane, quelli dei dipendenti sono più lunghi. Ci trattano da malati di serie B. Vogliamo pari diritti per tutti».
Perché ha lanciato dal blog Afrodite K la nuova protesta?
Nello statuto del lavoro autonomo collegato alla legge di stabilità al quale sta lavorando il governo era stato promessa la tutela di malattie gravi come i tumori. Ci sarebbero norme sulla maternità, i congedi parentali, i fondi europei per i lavoratori autonomi e norme per contrastare i ritardi dei pagamenti, una vera piaga per i freelance. A quanto sembra, nella nuova bozza di questo statuto i termini sono stati allungati da 60 a 90 giorni, mentre c’è una legge che impone il pagamento entro i 30 giorni. Pensano che viviamo d’aria, nel frattempo. Tutto questo dovrebbe essere discusso in parlamento a partire da fine gennaio.
Cosa è successo sul tema della malattia?
È stato recepito solo uno degli elementi della petizione: il congelamento dei contributi per la durata della malattia fino a due anni dalla diagnosi e poi la rateizzazione dipende dal periodo di congelamento. Questo è un successo.
Perché allora sta protestando?
Ci sono due problemi: non sappiamo ancora se su queste rate si pagano gli interessi, nè a quanto ammontano. E poi il più grave: è stata cancellata l’estensione prevista dei 61 giorni di indennità di malattia a 180 giorni equiparando la degenza ospedaliera alla malattia domiciliare.
Perché questo imprevisto dietrofront da parte del governo?
Dicono che non ci sono risorse. Come cittadina e lavoratrice ho pensato: ma come, le risorse per gli 80 euro tutti i mesi ai dipendenti sotto i 26 mila euro all’anno ci sono, le risorse per un numero sicuramente più limitato di persone malate in maniera grave non ci sono. Non solo non hanno esteso anche agli autonomi il bonus, ma sulla malattia dimostrano una mancanza di volontà. La loro giustificazione non sta in piedi.
Quali conseguenze economiche comporta questa esclusione per una partita iva?
Quando mi sono ammalata ho preso un’indennità di malattia domiciliare di 13 euro medi al giorno per 61 giorni in un anno. La degenza ospedaliera, invece, è calcolata il doppio. Dopo l’operazione in ospedale di solito non ti tengono così a lungo e ti mandano a casa. Io l’ho ricevuta solo per pochi giorni. Su otto mesi di cure sono rimasta scoperta per sei mesi in cui non ho lavorato, né ho guadagnato.
Ha denunciato l’esclusione degli artigiani e dei commercianti. Di cosa si tratta?
Fa impressione pensare che questi lavoratori non solo non abbiano una indennità di malattia, ma devono versare i contributi obbligatori quando si ammalano a prescindere dal fatturato. Se stanno fermi per un anno intero per malattia, quei contributi devono pagarseli di tasca loro. Lo stesso accade agli autonomi iscritti alle casse professionali. C’è solo una buona pratica che dovrebbe essere estesa a tutti: quella della cassa forense. In caso di malattia i contributi sono sospesi e si riceve comunque la copertura pensionistica. Questo dovrebbe essere esteso a tutti gli autonomi e ai freelance.
Dallo statuto del lavoro autonomo è stata fatta trapelare l’assenza di una misura come il salario minimo. In attesa di un testo definito, che giudizio dà di questa iniziativa?
Un autonomo non riesce ad accedere nemmeno alle agevolazioni per l’invalidità civile. Se ci fosse il salario minimo potrebbe essere utile sia i periodi di malattia che per quelli di non lavoro.
Come intende proseguire la battaglia?
L’associazione dei freelance Acta ha promosso un crowfunding che mi permette di coprire le multe collegate allo sciopero contributivo che ho fatto. Ora più che mai è importante far arrivare alla Corte Costituzionale la profonda iniquità e discriminazione di cui siamo oggetti.
È ottimista?
La sensazione è che li stiamo accerchiando: comuni e regioni hanno votato a favore di una legge e mi hanno dato la loro solidarietà. C’è tutto un fermento e non gli daremo pace. È faticoso stare dietro questa vicenda, io dovrei anche vivere e lavorare, ma non mollo, non mi faccio scoraggiare. È come se ci fosse un ovulo, mentre migliaia di spermatozoii cercano di fecondarlo. Noi autonomi cerchiamo di far nascere il bambino della tutela della malattia. Quando nascerà sarà femmina. Ne sono certa perché tante donne si stanno impegnando in questa battaglia.
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