La proposta Lorenzin aggrava il precariato nella ricerca medica pubblica
Una lettera La segretaria della Funzione Pubblica della Cgil scrive alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin: "La sua proposta determina una precarietà stabile e lunga 15 anni. Dopo 15 anni di assoluta precarietà, insomma, non c'è alcuna prospettiva certa"
Una lettera La segretaria della Funzione Pubblica della Cgil scrive alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin: "La sua proposta determina una precarietà stabile e lunga 15 anni. Dopo 15 anni di assoluta precarietà, insomma, non c'è alcuna prospettiva certa"
Onorevole Ministra Beatrice Lorenzin,
nel corso degli Stati Generali della Ricerca, Lei ha illustrato una proposta per affrontare il drammatico problema della precarietà, troppo presente nel settore sanitario e negli istituti zooprofilattici. Più delle parole, a qualificare la sua proposta è la figura geometrica da lei utilizzata per rappresentare questo percorso: un triangolo. Un’immagine che tradotta vuol dire: entrano in tanti e arrivano, a fine percorso, in pochi.
Nel dettaglio, infatti, la sua proposta «triangolare» prevede tre passaggi che determinano una precarietà stabile e lunga 15 anni. Al termine di questa spinta «flessibilità» la sola proposta «concreta» rimane una chimera legata alla dotazione organica e alle risorse. Dopo 15 anni di assoluta precarietà, insomma, non c’è alcuna prospettiva certa.
Ad essere coinvolti in questo processo sono circa 3.500 ricercatori negli IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) e negli IZS (Istituti zooprofilattici sperimentali) impegnati in progetti di ricerca ai quali non si offrono soluzioni in termini di continuità occupazionale.
La sua proposta non risolve la questione drammatica della precarietà, tema per altro che coinvolge tutta la sanità. Al contrario, si opera un processo di stabilizzazione della precarietà stessa.
Condividiamo che c’è una urgenza da affrontare immediatamente, ovvero quella che dal prossimo primo gennaio 2017 non sarà più possibile ricorrere alle collaborazioni coordinate e continuative.
Una misura che rischia di produrre danni gravissimi al funzionamento degli IRCSS e degli IZS e, quindi, alla ricerca sanitaria tutta.
L’urgenza è condivisa ma non la soluzione proposta. Il tema va affrontato coinvolgendo tutti i soggetti – Regioni, Ministero e Organizzazioni sindacali – all’interno del percorso per il rinnovo del contratto nazionale. È questo lo strumento per riconoscere i diritti, per questi lavoratori così come per tutti gli altri.
Siamo disponibili al raggiungimento di un intesa che dia risposte all’emergenza e che sia però, allo stesso tempo, inclusa nel percorso contrattuale.
Un’intesa, ribadiamo, da raggiungere al Ministero della Salute, con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo, da traslare nel prossimo rinnovo contrattuale. È il contratto il luogo per offrire risposte strutturali, anche e soprattutto al mondo della ricerca che deve continuare ad esistere nella sanità.
Su queste basi siamo pronti al confronto da subito per offrire una prospettiva certa a chi oggi vive sulla propria pelle una condizione di precarietà pluriennale e a chi vorrà entrare nel mondo della ricerca sanitaria nei prossimi anni.
Questa la sfida che lanciamo a Lei e al governo tutto, se, come spesso si sostiene, la ricerca è un punto dirimente per il futuro del Paese.
*Segretaria Generale Fp Cgil
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