Editoriale

La privatizzata gioventù

Servizio civile Servono 400 milioni, aspettiamo di vederli

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 14 maggio 2014

L’annuncio di ieri di Renzi sulle «Linee guida per una riforma del terzo settore» contiene una serie di annunci, di ipotesi generali – alcune sbagliate – sulle quali, al pari di altri spot, il tempo ci dirà cosa c’è di concreto e cosa no. È bellissimo dire che si vuole fare un servizio civile con 100mila giovani, ma perché Renzi non finanzia intanto quello che già c’è? Ai tempi di Prodi partivano oltre 70mila giovani e c’era un finanziamento di 300 milioni di euro. Ai tempi di Renzi ne partono 18mila ed il finanziamento è intorno ai 70 milioni di euro.

Se Renzi crede nel servizio civile non faccia annunci su leggi che devono essere ancora scritte, discusse e approvate (chissà quando) ma sostenga la legge che già c’è, magari prevedendo nuovi finanziamenti a partire dal decreto sull’Irpef in discussione al Parlamento. E poi perché dire “massimo” 100mila giovani? Perché togliere agli altri questo diritto e questa possibilità? Per fare un servizio civile per 100mila giovani servono almeno 400milioni di euro. Vediamo se Renzi li troverà, visto che fino ad oggi per l’edilizia scolastica -suo cavallo di battaglia- ne ha trovati per il 2014 solo 122 (aveva promesso 3miliardi e 700 milioni solo un mese fa). Ci sono poi elementi che non possono essere certo sottovalutati, come l’accesso degli stranieri al servizio civile, la possibilità di maturare crediti formativi, ecc, anche se manca paradossalmente qualsiasi riferimento ai “corpi civili di pace” che un emendamento nella scorsa legge di stabilità ha deciso di finanziare per i prossimi tre anni. Comunque sfidiamo Renzi: dimostri che non si tratta di uno spot e ci faccia vedere qualcosa per la legge di stabilità. E inoltre: un conto è dire che che i giovani del servizio civile devono svolgere un ruolo integrativo al settore pubblico, un altro è prevedere che svolgano un ruolo sostitutivo, sorte che è toccata ad una parte del terzo settore.

E un’idea di privatizzazione del welfare aleggia in queste “linee guida”. Quando si dice nel testo di Renzi che le organizzazioni non profit che svolgano una qualsiasi attività economica debbano diventare “imprese sociali” (sulla base di una fallimentare legge, i cui decreti attuativi sono stati scritti dal governo Berlusconi) questo induce qualche sospetto. Quando poi ci si ricorda che la normativa sulle “imprese sociali” prevede che possano esserlo anche le società profit che gestiscono attività nel settore sanitario, del l’istruzione, dell’assistenza, allora il sospetto diventa realtà. E’ la nuova frontiera dei mercati sociali, dove impera il business e non i diritti. Perché obbligare un’organizzazione di volontariato o un’associazione a diventare “impresa sociale” solo perché gestiscono un servizio per i cittadini, che magari ha una qualche rilevanza economica? E’ una torsione economicistica del terzo settore che si coniuga con quella della privatizzazione del welfare, mascherata dalla “scelta dell’utente”: la decisione , nelle linee guida, di incentivare i voucher gia’ previsti dalla legge 328 del 2000 (quella sui servizi sociali) va esattamente in questa direzione, quella dei nuovi mercati sociali.

Nelle linee guida si parla poi tanto di 5 per mille per il volontariato, ma mai si usa la parola “stabilizzazione” di questa misura. Attualmente, ogni anno, la legge di stabilità rinnova lo stanziamento. L’associazionismo da anni chiede che ci sia una legge che renda stabile e permanente lo stanziamento del 5 per mille, ma Renzi non da’ risposte a questa richiesta. Si ripropone un’Authority per il terzo settore, che già c’era (abrogata dal governo Monti) e che non ha brillato per il suo lavoro. Un’Authority per fare cosa? Per controllare il terzo settore o per sostenerlo? Non si capisce. Superflua è poi la prima parte del documento dedicata -come fosse una grande novità- alla riforma del codice civile per la parte che riguarda le associazioni, le fondazioni, i comitati e le cooperative. Se ne sono occupati gli ultimi tre governi, senza grandi risultati. Nulla di nuovo.

Vedremo, dunque cosa succederà. Per il momento questo governo produce tantissime “linee guida”, e non tutte sono buone. Almeno però sul servizio civile, che e’ una cosa seria, non si faccia del marketing.

 

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