La prima Critical Mass di Lipari
Questa storia nasce da una delle tante fesserie che si vedono per strada, che cresce fino a diventare uno degli atti più insospettabili e simbolici che si potessero immaginare su […]
Questa storia nasce da una delle tante fesserie che si vedono per strada, che cresce fino a diventare uno degli atti più insospettabili e simbolici che si potessero immaginare su […]
Questa storia nasce da una delle tante fesserie che si vedono per strada, che cresce fino a diventare uno degli atti più insospettabili e simbolici che si potessero immaginare su un’isola del Tirreno. Qualche tempo fa, a Lipari paese, una giovane donna fa cadere con il suo monopattino elettrico un anziano, che fortunatamente non si fa male ma comunque viene portato in ospedale. Lo scontro avviene nella vietta che porta dal centro, pedonalizzato dalle 11 alle 7 di mattina gran parte dell’anno (in inverno dalla sera all’alba), allo scalo di Marina Corta, cuore dell’isola. Nasce una polemica, e una settimana dopo l’incidente il sindaco, Marco Giorgianni (centrodestra area Lorenzin) decide di vietare la zona pedonale… alle biciclette.
L’assurdità della decisione lascia basiti i liparoti più impegnati sul fronte del rispetto ambientale, che si organizzano al volo e protestano con mail, incontri per strada, incontri con il comune. Niente, il sindaco appare irremovibile nella sua decisione di portare legge e ordine in paese.
Vale la pena di ricordare la scena di Caro Diario, con Moretti e il suo amico che fanno difficoltà a passare, persino a parlarsi, nelle strettoie causate dalle strombazzanti macchine in fila insieme a quelle mute e parcheggiate. La scena si svolge su via Maurolico e la situazione, a molti anni dal film, non è cambiata. In tutti questi anni l’unica novità è stata la parziale pedonalizzazione, che tra l’altro ha molte deroghe per tassisti, carico e scarico merci, pescivendoli… Situazione magistralmente colta da Nanni, che sottolinea lo stridore di un traffico «urbano» in un paese con 3.000 abitanti.
Negli ultimi anni a Lipari però è cresciuta nella popolazione civile una certa coscienza isolana ed è aumentata la consapevolezza della fragilità dell’ecosistema locale. Coscienza sempre minoritaria ma comunque in crescita. Alla presa di posizione del sindaco si comincia a reagire ma, come detto sopra, con scarso ascolto. «Vabbé: allora manifestiamo – decidono gli attivisti – e visto che ci siamo facciamo una bella Critical mass».
Ora, queste intenzioni mi erano state raccontate ma francamente non credevo che in un posto così piccolo si riuscisse a radunare più di una ventina di persone per una Cm. E invece, miracolo: sabato scorso, con l’inverno alle porte e a isola praticamente svuotata dalle presenze estranee, poco meno di 200 persone – guardate i video in rete – hanno dato il via alla prima bicifestazione e alla prima Critical mass della plurimillenaria storia di Lipari. In buona parte il merito è stato anche della autorità locali, che prima hanno vietato lo svolgimento della manifestazione con le bici lungo il percorso pedonale e poi, dopo diverse insistenze sempre più incazzate, hanno concesso l’uso delle bici «però portate a mano». Alla manifestazione è stato dato anche uno slogan, «MuovitiLipari», e una rivendicazione: non si chiede solo di modificare l’ordinanza che vieta in area pedonale il transito delle bici ma si rilancia. «Chiediamo una mobilità a misura di isola e un’isola a misura di isolani, di ciclisti, di bambini, di pedoni e utenti leggeri. Chiediamo all’Amministrazione di lavorare insieme per ridisegnare l’isola che vogliamo: con strade che tornino a essere spazi condivisi e belli, inclusivi e non esclusivi, per tutti e non solo per mezzi pesanti e veloci; zone 30; corsie ciclabili e aree realmente pedonali 24 ore su 24».
So che da tempo gli isolani più moderni ragionavano su come portare l’argomento anche a Lipari, ma non si trovava la quadra. Ed ecco qui: bastava la fesseria della monopattrinatrice e un primo cittadino sceriffo.
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