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La premier scaccia la polizia Gli agenti: «Ci ha mortificati»

Roma, palazzo Chigi foto AnsaRoma, palazzo Chigi foto Ansa

Il caso Via tutti dall'ufficio di palazzo Chigi, che però nega. Ma poi il sindacato smentisce il governo e le opposizioni attaccano: «È molto grave, cosa ha da nascondere?». Pietro Colapietro (Silp Cgil): «La decisione è piovuta addosso agli operatori senza spiegazioni né confronti. E loro si pongono domande e si sentono perplessi»

Pubblicato 25 giorni faEdizione del 11 settembre 2024

Il complottismo, spesso e volentieri, si accompagna con la paranoia. E così, al termine di un estate di situazioni imbarazzanti solo in parte mitigate dal consueto vittimismo, ecco che arriva l’ultimo tassello: la mania di persecuzione.

La notizia l’ha data ieri La Stampa. Meloni ha fatto sgomberare gli agenti in borghese che presidiano il piano del suo ufficio a palazzo Chigi. Si tratterebbe, nello specifico, di una comunicazione data al cerimoniale e all’ispettorato di polizia in servizio alla sede del governo. Così, senza tanti giri di parole e senza fornire alcuna spiegazione. Stesso discorso anche per i commessi, per i quali sarebbe stato chiesto un maggiore filtro, cosa che fece pure Mario Draghi a suo tempo. Il capo dell’ufficio stampa della premier, Fabrizio Alfano, prima ha negato la notizia («Non è cambiato nulla», ha detto ai cronisti), poi però ha ammesso che in effetti «il presidente del Consiglio ha fatto presente al direttore dell’ispettorato di palazzo Chigi di rivalutare la presenza di un agente di polizia destinato esclusivamente agli accompagnamenti in ascensore». Versione confermata anche dal Viminale.

E PERÒ IL SILP, il sindacato di polizia della Cgil, smentisce: «Abbiamo appreso dalla stampa e successivamente verificato che le poliziotte e i poliziotti in servizio all’ispettorato di palazzo Chigi sono stati allontanati dal piano dove si trovano gli uffici della presidente del Consiglio Giorgia Meloni probabilmente per mancanza di fiducia nei loro confronti. Meloni sul suo piano vorrebbe soltanto la scorta, ma non può essere lei a decidere chi e come deve garantire la propria sicurezza», si legge in una nota. Interpellato dal manifesto, il segretario del Silp Pietro Colapietro ha detto di essere stato chiamato in causa da chi era interessato dal servizio, confermando che quanto accaduto a palazzo Chigi è «qualcosa di atipico». Del resto chi è destinatario di un servizio di sicurezza non può decidere in che maniera questo debba funzionare: esistono dei tavoli tecnici dove le questioni di sicurezza si discutono, appunto, tra funzionari e dirigenti di polizia sulla base di protocolli ormai standardizzati. «Chi fino a due giorni fa effettuava quel servizio – ha detto ancora Colapietro – poi non l’ha più effettuato. La decisione è piovuta addosso agli operatori senza spiegazioni né confronti. Loro ovviamente si pongono domande sul perché sia accaduto e si sentono perplessi e mortificati». Silenzio totale da parte della polizia. L’ufficio stampa si è limitato a dire che non risultano spostamenti o riorganizzazioni e poi ha chiuso ogni discorso in maniera piuttosto secca: «C’è una smentita di palazzo Chigi e non c’è niente da aggiungere». In realtà il fatto di accodarsi a una comunicazione del governo appare quantomeno bizzarro. Se non altro a livello comunicativo, perché così sembra che non ci sia alcuna distinzione tra la voce dell’esecutivo e quella della polizia.

DA QUANDO è diventata capa del governo, Meloni ha più e più volte evocato presunte congiure a suo danno, senza tuttavia fornire prove né altri elementi utili a confermare i suoi terribili sospetti. Ora, con l’allontanamento dei poliziotti in borghese, appare evidente che la premier stia attraversando un periodo di forte paura per eventuali fughe di notizie dalle sue stanze. E sulla scarsa fiducia verso gli agenti, le opposizioni attaccano compatte. Renzi e il M5s addirittura dicono la stessa identica cosa: «Non si fida della polizia, è gravissimo». Dal Pd Debora Serracchiani si domanda se Meloni non stia cercando di nascondere qualcosa, mentre Riccardo Magi definisce l’edificio che affaccia su piazza Colonna «come Fort Alamo».

E MENTRE fuori sembra davvero esserci l’assalto della cavalleria messicana, a garantire la sicurezza dell’ufficio più importante di Fort Alamo resta soltanto la ridotta scorta personale guidata da Giuseppe Napoli, marito di Patrizia Scurti, da quasi un ventennio segretaria particolare di Meloni. Poi ci sono i due fidatissimi sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e l’uomo che si occupa di tenere i giornalisti a distanza di sicurezza, Alfano. Una cerchia ristretta – sempre più ristretta – per una premier che, come ha detto a Sangiuliano quando ancora era ministro, pensa di stare «facendo la storia». E che storia: lo sgombero della polizia da palazzo Chigi è di sicuro una prima volta.

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