Internazionale

La polizia di Macri contro Delcy Rodriguez

America Latina Malmenata in Argentina la ministra degli Esteri venezuelana

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 16 dicembre 2016

Il grosso livido, rimediato dalla ministra degli Esteri venezuelana sta facendo il giro del web. Delcy Rodriguez è stata malmenata da un poliziotto argentino, che voleva impedirle di entrare alla riunione del Mercosur. Anche il suo omologo boliviano David Choquehuanca, che ha cercato di proteggerla, è stato spintonato. Secondo i deputati argentini del partito Frente Para la Victoria, presenti ai fatti, Rodriguez ha poi dovuto ricorrere alle cure mediche per farsi curare l’avambraccio. Ma in quel momento, l’energica ministra non si è data per vinta. Intanto, davanti all’edificio militarizzato del Palacio San Martín, centinaia di persone scandivano: “Diritto alle donne” e “Venezuela è Mercosur”. Alla fine, è riuscita a passare.

Si è ritrovata in una sala vuota nella quale svettavano tutte le bandiere del blocco regionale, salvo quella del Venezuela. Ha preteso che fosse inserita anche quella del suo paese, membro pieno da quattro anni. Ma in quel momento, sono entrati i commessi e hanno portato via tutte le bandiere: la riunione dei ministri degli Esteri, a cui Rodriguez non era stata invitata, si sarebbe svolta in un’altra sala. Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay – i primi tre governati dalle destre – vogliono buttare fuori il Venezuela, passando sopra le norme che reggono il Mercosur.

L’Uruguay tentenna e sta nel mezzo, ma in fondo non vorrebbe intralci bolivariani per aderire agli accordi di libero commercio dei servizi con l’Europa. Gli altri sono già partiti lancia in resta, per svuotare di senso i processi di integrazione regionale e firmare il Tlc con l’Europa. Il Venezuela, invece, sostiene che “non firmerà mai” il Tlc perché “danneggerebbe i popoli”. Spinto dalle proteste dei movimenti e delle componenti di sinistra nel Frente Amplio, il presidente uruguayano Tabare Vazquez ha sostenuto un incontro in video-conferenza con il suo omologo Nicolas Maduro. Il presidente venezuelano si è appellato al Protocollo di Olivos, che definisce la possibilità di ricorrere a una terza istanza per dirimere le contingenze del blocco regionale. L’Uruguay ha poi diffuso un comunicato in cui si dice disposto ad appoggiare la strategia del Venezuela. Ieri, Rodriguez ha sostenuto un breve incontro con la ministra degli Esteri argentina, Susana Malcorra, che ha assunto “de facto” la presidenza del Mercosur, con l’appoggio di tutti i membri e l’astensione dell’Uruguay. In settimana, entrambe si riuniranno con il rappresentante dell’Uruguay.

Durante i quattro anni di permanenza nel blocco regionale, il Venezuela ha adottato nella propria normativa interna 1.479 disposizioni del Mercosur, su un totale di 1.563, ossia il 95% dell’intero regolamento: molto di più di quanto abbiano fatto in 25 anni paesi come il Brasile e il Paraguay, che hanno incorporato una media di norme del 50%. Usare questo argomento per sanzionare il Venezuela, è dunque pretestuoso, come ha sostenuto anche la ex presidente brasiliana Dilma Rousseff.

E ancor più strumentale è l’ingerenza negli affari interni di Caracas da parte di due governi frutto di golpe istituzionali, il Paraguay e il Brasile, che parlano di “diritti umani” e assumono la posizione delle destre venezuelane, decise a revocare Maduro: con un golpe istituzionale pari a quello messo in atto in Paraguay contro Fernando Lugo e poi contro Dilma Rousseff in Brasile. Le destre, maggioritarie in parlamento, hanno votato l’impeachment al presidente, benché la procedura non sia contemplata dalla costituzione bolivariana. In questi giorni, il governo Temer ha risposto con cariche della polizia e oltre 80 arresti alle manifestazioni contro la legge che blocca la spesa pubblica per vent’anni. Macri ha rifiutato di rispondere agli appelli di Amnesty International, dell’Onu e dell’Osa e continua a tenere in carcere la deputata indigena Milagro Sala, il cui processo è iniziato ieri.

Secondo il regolamento del Mercosur, al Venezuela tocca ora la presidenza pro-tempore del blocco regionale, ma “la Triplice Alleanza” ha subito opposto un rifiuto e poi ha sospeso “per un tempo definito” il paese bolivariano. Ieri, a Buenos Aires, la ministra degli Esteri venezuelana si è riunita con i deputati del partito argentino Frente Para la Victoria, la formazione di Cristina Kirchner. “L’intolleranza politica si sta impadronendo del Mercosur”, ha detto Rodriguez, denunciando la brutalità della polizia.

“E’ una giornata triste per il Mercosur, questi atti non sono propri all’organismo – ha affermato Choquehuanca – Invitiamo i paesi della triplice alleanza al rispetto degli accordi interni per rafforzarli ogni giorno di più”. La Bolivia, come altri paesi latinoamericani, ha fatto richiesta di entrare nel blocco regionale, è quindi un paese osservatore ma non ha diritto di voto. Ieri, Choquehuanca avrebbe potuto partecipare alla riunione, ma ha rifiutato di farlo in solidarietà con il Venezuela. Da Cuba, i rappresentanti dell’Alba – che hanno festeggiato all’Avana il 12 anni di esistenza dell’organismo regionale – hanno diffuso un comunicato di sostegno al Venezuela.

Intanto, il Venezuela, ha segnato un punto contro le mafie del contrabbando, chiudendo per 72 ore la frontiera con la Colombia dopo aver deciso il ritiro dalla circolazione delle banconote da 100 bolivar, finora le più alte. Verranno sostituite da altre di taglio superiore, ma intanto tutti devono affrettarsi a riconvertirle e devono giustificarne la provenienza. Un problema per gli uffici di cambio illegale che si trovano nelle cittadine frontaliere di Colombia. Lì le banconote vengono trafficate in forza di un decreto colombiano che consente di cambiarle a un prezzo molto vantaggioso nelle banche della capitale. Gli uffici di cambio autorizzati sarebbero solo 12, ma ve ne sono oltre 1200… Maduro ha chiesto di recente al suo omologo colombiano Manuel Santos di abolire il decreto, ma gli interessi economici e politici che reggono il contrabbando a spese del Venezuela sono troppo grandi: il mercato nero di alimenti sussidiati e benzina, sottratti al Venezuela socialista, rende più del narcotraffico.

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