La politica naturale è un dialogo continuo tra l’uomo e il vivente
Abbiamo tanto da imparare dalla natura, noi uomini e donne, dalle piante e dagli alberi, dagli animali. Perfino dai funghi e dagli insetti potremmo prendere esempio. Lo facevano le vecchie […]
Abbiamo tanto da imparare dalla natura, noi uomini e donne, dalle piante e dagli alberi, dagli animali. Perfino dai funghi e dagli insetti potremmo prendere esempio. Lo facevano le vecchie […]
Abbiamo tanto da imparare dalla natura, noi uomini e donne, dalle piante e dagli alberi, dagli animali. Perfino dai funghi e dagli insetti potremmo prendere esempio. Lo facevano le vecchie generazioni di contadini e allevatori. Sa paradura si chiamava l’usanza tra i pastori sardi di dare ognuno una pecora al compaesano che aveva perso il proprio gregge: questa è la «politica naturale», come la chiamano Angelo Meschini e Carlo Mascioli, gli autori del libro Dialoghi tra un botanico e un ornitologo, raccontando le dinamiche degli ecosistemi in cui si iscrive anche l’uomo quale animale tra gli animali.
UNA POLITICA DIMENTICATA con il progredire della tecnica moderna di impronta antropocentrica, con l’illusione di poter annullare il nostro essere naturali, il nostro appartenere ad un ecosistema complesso di cui l’uomo è partecipe e corresponsabile, facendo sistema con le altre specie.
È UN RACCONTO DIALOGICO di aneddoti e storie, dove quelle dei due scrittori si intrecciano a quelle delle piante e degli animali che descrivono, tra il cielo e la terra: tra la visione di chi studia i volatili e quella di chi osserva il mondo vegetale; una rassegna degli ambienti della maremma, tra la Toscana e l’Alto Lazio, ma che potrebbe rappresentare ogni altro luogo dell’area mediterranea. I dialoghi tra Angelo e Carlo si snodano attraverso i territori boschivi e delle steppe, i campi coltivati, il mare e i fiumi, le fontane, fino a descrivere la fauna e la flora dell’ambiente urbano, quale habitat umano capace anche di armonizzarsi con la natura, con le felci che spuntano dalle crepe sui muri, ai nidi delle tortore tra i buchi delle torri medievali. Sono 172 le specie di piante e alberi descritti e 167 quelle degli animali, 9 quelle dei funghi.
TRA I MILLE COLORI DI FIORI e piante, i canti dei variopinti volatili e gli aneddoti sugli accoppiamenti fugaci, i dialoghi tra i due studiosi ci raccontano di un mondo in cui la biodiversità non è un elemento accessorio ma la sostanza stessa della natura, che l’uomo impoverisce con le tecniche agricole intensive, il modello della monocoltura, l’uso massiccio di fitofarmaci e il consumo di suolo. Sempre meno sono infatti le specie ed il numero di insetti che popolano le campagne, nutrimento fondamentale per gli uccelli, e sempre meno sono gli alberi loro casa naturale.
NON E’ SOLO RACCONTO di boschi fiabeschi e tubare di tortore però, ma osservazione con rigore scientifico che coglie anche la durezza e la spietatezza del mondo naturale: serpenti in agguato tra i ruscelli che attendono i corvoni in picchiata, tartarughe che distruggono uova nel nido prima del loro schiudersi e fichi sudafricani che impongono prepotentemente la loro presenza dominando le dune marine.
MA E’ UNA DUREZZA che fa parte del ciclo della vita: allora gli alberi morti diventato gli habitat di molte specie di uccelli e le «necromasse legnose» innescano processi ecologici che garantiscono il fiorire della vita. «In una visione laica ed ecologica – scrive Angelo Meschini – quello che chiamiamo disordine e morte nelle nostre foreste è in realtà vita, bellezza, complessità e interrelazione tra gli organismi».
LA POLITICA NATURALE tra alberi e uccelli ci mostra «mutualità, frequentarsi, vivere in comunità». Un sistema che funziona, «compresenza di individui della stessa specie provenienti da aree geografiche differenti (shift di popolazione), mentre il progresso della tecnica senza il progresso di una politica naturale ci mostra un processo in cui la natura è vittima: dalla scomparsa degli alberi custodi, alla pessima gestione del verde urbano, dall’agricoltura intensiva alla frammentazione degli habitat e alla perdita di biodiversità».
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