Cultura

La politica di capodogli, pappagalli e scimpanzé

La politica di capodogli, pappagalli e scimpanzéUn murale di Bansky (dettaglio)

SCAFFALE «Animali non umani», di Carl Safina per Adelphi. Oltre il saggio di etologia, una lunga narrazione di casi e di esperienze dirette

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 6 agosto 2022

Talisker è uno «statista di alto rango». Ha circa quarantacinque anni e chi lo conosce lo descrive come «un distinto gentiluomo attempato di notevole successo». È uno che ha saputo giocare bene le sue carte: è stato il maschio alfa, a suo tempo, e oggi riconosce il ruolo a Ben. Sopravvive, «con eleganza e dignità» in un «confortevole pensionamento», dove tutti lo rispettano e nessuno lo contestano, anche perché lui non contesta nessuno.
Niente a che vedere con Nick, anche lui maschio alfa, che però «spingeva il conflitto oltre il ragionevole». Cioè ignorava chi lo contestava e maltrattava chi gli riconosceva la superiorità, come un sovrano bizzoso. Ma chi lo ha visto crescere sa che da piccolo veniva sempre picchiato, e chi è bullizzato spesso diventa bullo a sua volta. Quando perse il suo status di vertice, a differenza di Talisker la sua posizione in gerarchia precipitò «a capofitto». Morì poco dopo.

LE VICENDE di Talisker e Nick ricordano quelle di tanti leader politici. Ma loro sono due scimpanzé della foresta ugandese di Budongo, appartenenti alle due comunità vicine Waibira e Sonso. Come si intuisce, crescere in una comunità di scimpanzé nei boschi dell’Uganda non è un pranzo di gala, soprattutto per una femmina. Tra queste scimmie antropomorfe, con cui condividiamo il 98% del Dna, vige una rigida gerarchia patriarcale, affermata con la violenza tra risse, inseguimenti, liti continue e rapide riappacificazioni. Botte e morsi non riguardano solo i maschi a caccia del potere. Un maschio può facilmente perdere la pazienza di fronte a un rifiuto sessuale e alzare le mani su una scimpanzé. Il femminicidio non è raro. Lo racconta Carl Safina, biologo e saggista di successo nel suo ultimo libro Animali non umani, edito da Adelphi nella traduzione di Isabella C. Blum (pp. 565, euro 30). Lo fa in prima persona, avendo condiviso la boscaglia con gli scimpanzé, che ne accettano la presenza perché gli accompagnatori di Safina sono i ricercatori che da anni vivono a contatto con le scimmie.

«La violenza all’interno della comunità è una peculiarità definitoria della vita degli scimpanzé: un’eccentricità condivisa dagli esseri umani» racconta Safina. «Scimpanzé ed esseri umani sono gli unici primati che fabbricano strumenti e cacciano in gruppo per procurarsi la carne, e sono coinvolti in guerre tra comunità, e a volte uccidono individui che conoscono bene, all’interno del proprio stesso gruppo sociale». Non ci facciamo una bella figura, perché tanta violenza non è una conseguenza necessaria dell’«intelligenza» (che tra l’altro nessuno sa bene cosa sia). Nel corposo racconto, Safina narra di specie come capodogli e pappagalli, altrettanto capaci di comportamenti ingegnosi e organizzazioni sociali complesse, in cui almeno prevale la cooperazione.

TRA I BONOBO, cugini strettissimi degli scimpanzé al punto da essere a lungo considerati la stessa specie, la violenza è praticamente assente, il sesso appiana ogni diverbio e la leadership è femminile. «Scimpanzé ed esseri umani sono le sole antropomorfe che continuano a trattare i maschi conosciuti come un pericolo».
Ma anche tra gli scimpanzé, come tra i capodogli, i pappagalli e gli esseri umani, non si può attribuire quasi nulla al solo «istinto», nemmeno questa violenza che a volte appare autolesionista. Ci sono comunità di scimmie più violente e altre più pacifiche, perché ognuna ha la sua cultura. Non è un’esclusiva umana. «Per avere una cultura, qualcuno deve fare qualcosa non nel modo in cui lo facciamo noi». E non tutti i gruppi di scimpanzé passano il tempo a scontrarsi, così come non tutte le orche parlano lo stesso dialetto.

Dopo Al di là delle parole pubblicato nel 2018, con Animali non umani Safina sforna un altro reportage narrativo i cui protagonisti sono gli animali con le passioni, gli incontri e gli scontri che, a torto, riteniamo appartengano solo alla nostra specie. Si tratta di un genere alternativo al classico saggio di etologia. Lo sguardo di Safina non si rivolge alla specie nel suo complesso ma si concentra sui singoli individui, allungando la narrazione fino alla prolissità ma aumentando la possibilità di riconoscere che tra un pappagallo, un cetaceo e un esemplare di Homo sapiens non ci sono gerarchie prestabilite.

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