A salutare per l’ultima volta Silvio Berlusconi in piazza Duomo c’è una caricatura in miniatura di quello che è stato il suo popolo. Giovani under 30 col mito dell’uomo vincente che si è fatto da solo, donne adoranti del carisma e della simpatia di Silvio, estremisti cattolici, tifosi del Milan, qualche professionista.
ALLA DOMANDA «Cosa vi mancherà di più di Berlusconi?» la risposta più comune è «il sorriso». Il Berlusconi politico è quasi sullo sfondo, in primo piano c’è il personaggio unico, inimitabile, inarrivabile. «Hai presente i supereroi? – dice un ragazzo di 24 anni arrivato da fuori Milano – Ecco, lui era un supereroe e i supereroi sono immortali, restano nei cuori di chi li ama per sempre». Ma com’è che un ragazzo di 24 anni vede Berlusconi come un supereroe?

«Era un mito, tutto quello ha fatto è stato un successo, dal Milan al Monza, a Mediaset, alla politica. Nessun altro ha la sua personalità e il suo carisma». Così mentre dentro al Duomo andava in scena la santificazione di Berlusconi a reti unificate, fuori si mischiano commozione, orgoglio e venerazione, ma in una piazza Duomo piena meno della metà. La capienza massima era stata fissata a 10 mila persone ma non c’è mai stato bisogno di bloccare gli accessi e la parte di piazza dietro alla statua di Vittorio Emanuele II era occupata solo da passanti e curiosi.

I maxi schermi piazzati da Mediaset hanno costruito la scenografia del pomeriggio. Le persone hanno puntellato ogni momento con applausi e cori, dall’uscita del carro funebre da villa San Martino ad Arcore, ai politici che fanno ingresso in chiesa: la più applaudita Giorgia Meloni, secondo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per scelta della famiglia il carro funebre non ha percorso le tangenziali ma le strade urbane tra Arcore, Monza e Milano. Ai lati della strada ogni tanto compariva qualche fan salutante, un po’ come al giro d’Italia di ciclismo. L’auto col feretro di Berlusconi è passata anche davanti al Tribunale di Milano.

«OGGI È IL MIO compleanno ma ho voluto esserci lo stesso – racconta Luca, 28 anni – Oltre il politico, oltre l’imprenditore, oltre il presidente del Milan, oltre l’uomo che ha rivoluzionato questo paese, c’era l’uomo che non mollava mai e che ci ha insegnato a non mollare mai». Vicino a lui un gruppo di ragazzi di Caserta alza al cielo dei cartelli autoprodotti con la faccia di Berlusconi e alcune sue frasi celebri. Si sono fatti 800 chilometri per salutare Silvio.

Non sono pochi quelli che sono arrivati dal sud Italia e tolti i tifosi del Milan di Milano c’era poco in piazza Duomo. Del resto la «sua» città, quella dove è nato, dove ha passato l’infanzia, dove è cresciuto, quella dove ha lanciato tutti i suoi progetti imprenditoriali, sportivi e politici, quella che a un certo punto sembrava fatta a sua immagine e somiglianza, lo ha mollato da anni. Milano è andata altrove e per una volta è stato lui a restare indietro.

Tra i personaggi di questo piccolo mondo Berlusconiano ci sono anche i fondamentalisti cattolici. «No al testamento biologico – Cristo è vita» ha scritto una signora su una maglietta. «Silvio e Trump miti assoluti» dice una donna arrivata da Trento. Ma degli scandali con le donne, il bunga bunga, le Olgettine cosa pensa? «A tutti piacerebbe avere qualche fidanzata in più invece che qualche fidanzata in meno. Una volta c’era Fonzie che aveva 50 donne intorno, ora le aveva lui e tutti erano invidiosi e l’hanno rovinato».

QUANDO IL CARRO funebre arriva all’ingresso del Duomo gli ultras della Curva Sud del Milan fanno partire il coro «un presidente c’è solo un presidente». La piazza li segue impacciata, non è abituata ai cori. Per qualche minuto da funerali di Stato diventano funerali da stadio. Gli ultras hanno portato le bandiere di oggi e una di ieri, quella col numero 6 e la scritta Baresi, simbolo degli anni vincenti del Milan di Berlusconi. Alla fine ci sono forse più bandiere del Milan che di Forza Italia.

Quando si apre il portellone del carro funebre e la bara viene portata sulle spalle dentro al Duomo qualcuno si commuove, scende qualche lacrima mischiata al sudore per il sole cocente che picchia su questo pomeriggio milanese. Un uomo sulla sessantina fa una buona sintesi del mondo berlusconiano: «Sono tifoso del Milan e un forzista convinto. Berlusconi ha reso grande il Milan e per un certo periodo ha reso grande l’Italia». Fino a quando? «Fino a quando lo hanno fatto governare, poi sinistra e poteri forti lo hanno tirato giù per mettere su Monti».

Prima e dopo la cerimonia funebre trovano spazio anche due contestazioni: una signora con una maglietta con scritto sopra «Io non sono in lutto» e un signore con un cartello «Vergogna di Stato». Vengono allontanati dalla Digos prima del linciaggio ma fanno in tempo a tirar fuori dalla naftalina il celebre anticomunismo berlusconiano: «comunista di merda!».

Anche in questo Berlusconi è stato un campione fino all’ultimo dei suoi giorni: far credere a milioni di persone che i loro avversari politici erano tutti comunisti. Mentre i maxi-schermi trasmettono i momenti conclusivi della cerimonia funebre una signora canta «Meno male che Silvio c’era». «Morto Silvio non se ne fa un altro» dicono un po’ tutti. Nessuno qui riesce a immaginare cosa succederà ora. Di Meloni e Salvini c’è rispetto, ma non grande fiducia. Gli altri politici non scaldano questi cuori. E alla fine quel che resta del popolo berlusconiano, visto da qui, è un popolo smarrito.