Internazionale

La pena di morte in Iran

La pena di morte in IranIran, il presidente Hassan Rouhani

Nessuno tocchi Caino Il volto sorridente dei Mullah

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 23 gennaio 2016

In occasione della visita in Italia del presidente iraniano Hassan Rouhani, prevista per il 25 e 26 gennaio, l’organizzazione Nessuno tocchi Caino diffonde il Rapporto sulla pena di morte in Iran dal titolo “Il volto sorridente dei Mullah”. Il documento, che è stato presentato ieri a Roma, si propone di fornire un dato complessivo sulla pratica della pena capitale sotto la presidenza Rouhani, la cui elezione è stata salutata come una svolta. Invece – avverte il Rapporto – per quanto concerne le esecuzioni capitali e la tortura, la sua politica continua «una storia iniziata nell’estate del 1988 quando, in seguito a una fatwa di Khomeini, sono stati impiccati oltre 30.000 prigionieri politici, in massima parte simpatizzanti dei Mojahedin del Popolo Iraniano (Pmoi), accusati di essere “nemici di Allah”».
Nessuno tocchi Caino evidenzia che molti dei responsabili di quel massacro fanno oggi parte della classe dirigente del regime: «come Mostafa Poor Mohammadi e Seyed Ebrahim Reisi, due dei cinque membri del cosiddetto Comitato del perdono che Khomeini aveva inviato nelle carceri e poi rivelatosi essere un Comitato per la morte -, divenuto oggi, rispettivamente, ministro della Giustizia e Procuratore generale della Repubblica islamica».

Questo il ragionamento politico del Rapporto, rivolto a quanti, «in nome della pace e della sicurezza internazionali» intendono affidare «il governo dell’emergenza a un regime che ha provocato l’emergenza stessa e minato le basi della pace e della sicurezza internazionali». Ancor più grave, per il Rapporto, «è che si legittimi internazionalmente un regime che al proprio interno conduce una guerra di lunga durata e una quotidiana campagna di terrore e insicurezza nei confronti del suo stesso popolo». Seguono gli allarmanti dati, posti come «promemoria per tutte le autorità del nostro Paese che riceveranno Rohani», il quale ha definito l’Italia la «porta d’ingresso» verso l’Occidente.

Sotto la presidenza di Rouhani sono state impiccate almeno 2.277 persone. Nel 2015 le esecuzioni sono state almeno 980, un 23% in più rispetto alle 800 del 2014, e il 42,6% in più rispetto alle 687 del 2013. Almeno 53 persone sono già state giustiziate nelle prime due settimane del 2016. Per applicare la sharia, l’Iran uccide soprattutto tramite impiccagione, ma nell’aprile del 2013 è stata reinserita la lapidazione. Il 17 dicembre 2015, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato una nuova risoluzione che condanna fermamente le violazioni dei diritti umani in Iran, l’aumento della violenza e della discriminazione nei confronti delle donne e delle minoranze etniche e religiose

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