Era il 1990 quando, all’ottava edizione di Anteprima per il cinema indipendente italiano di Bellaria, festival che era diventato punto di riferimento per scoprire, anno dopo anno, le tendenze più innovative, sperimentali, coraggiose di un cinema italiano davvero fuori dagli schemi, fu presentato in concorso il primo lungometraggio di Fabio Salerno, Notte profonda, girato in 16mm. Salerno, che aveva già realizzato alcuni cortometraggi, tra i quali Arpie e Oltretomba, entrambi del 1987, stava ponendosi all’attenzione degli sguardi più curiosi per la sua passione verso un genere, l’horror che virava nel soprannaturale, da re-inventare in maniera del tutto artigianale, casalinga, grezza eppure contenente tracce di una visione piena di suggestioni e di memorie filmiche, che sarebbe poi confluita nel successivo secondo lungometraggio L’altra dimensione. Un film datato 1993 ma che non venne mai mostrato. Quello stesso anno Salerno, che era nato a Milano nel 1965, si suicidò. Aveva 27 anni.

AL CINEMA di Fabio Salerno, al suo sguardo da cine-amatore, Monsters – Taranto Horror Film Festival (terminerà domani sera con la cerimonia di premiazione seguita dalla proiezione di uno dei capolavori di John Carpenter, La cosa, in occasione dei quarant’anni del film) ha dedicato un prezioso omaggio che costituisce la perla della quinta edizione del festival pugliese diretto da Davide Di Giorgio. Si è tornato, quindi, a distanza di oltre trent’anni, a parlare dell’opera di questo cineasta italiano la cui immaginazione sopperiva a budget risibili, a recitazioni e dialoghi tormentati, liberandosi alla ricerca di intuizioni visive radicali emergenti dalla povertà dei set e di effetti speciali di notevole qualità se rapportati sempre alle limitate forze produttive (creati dallo stesso regista che era filmmaker totale, autore anche di sceneggiatura, fotografia, montaggio). È stato così possibile ri-vedere, o vedere per la prima volta, Notte profonda e, in anteprima mondiale, L’altra dimensione grazie al lavoro di riscoperta e restauro, dagli originali in 16mm, effettuato da Oblivion Film che editerà in dvd e blu ray la filmografia integrale di Salerno. Se Notte profonda descrive il viaggio senza ritorno di un giovane fumettista nei meandri della follia in un crescendo horror che guarda con appassionata dedizione a Poltergeist, al cinema di David Cronenberg e Dario Argento, L’altra dimensione è invece composto di due cortometraggi (Delirio e Istinto mortale) e un mediometraggio (Eros e Thanatos) di segno gotico, che sconfinano dal realismo iniziale in incubi e ossessioni e che declinano, in chiave horror, l’impossibilità da parte di giovani uomini di accettare la fine di una relazione, una separazione.

«Ganja & Hess» (1973)

INAUGURATO da Nosferatu il vampiro (il film di Murnau compie cento anni) con sonorizzazione dal vivo, Monsters propone, da una parte, una panoramica sul nuovo horror e, dall’altra, uno sguardo retrospettivo su momenti specifici della storia del cinema che si sono confrontati con questo genere. Si pensi, a tale proposito, alla sezione Black Horrors Matter, ovvero tre film per indagare il ruolo del black horror: due titoli radicati nella blaxploitation statunitense degli anni Settanta come Blacula (1972) di William Crain, rilettura afro-americana del personaggio di Dracula, e Ganja & Hess (1973) di Bill Gunn, dove si intrecciano voodoo, cristianesimo, erotismo, vampirismo (e al quale Spike Lee sarebbe tornato con Il sangue di Cristo), cui si aggiunge Candyman – Terrore dietro lo specchio (1992), co-produzione tra Stati Uniti e Gran Bretagna firmata da Bernard Rose e centrata sulla leggenda e la figura di Candyman, nero linciato per avere avuto una relazione con una bianca e rinato per vendicarsi.

L’horror recente Monsters è invece andato a scovarlo in giro per il mondo. In Sudafrica con Gaia (2021) di Jaco Bouwer ambientato in una foresta dove una guardia forestale, dopo essersi separata dal collega mentre stavano perlustrando un’area, trova riparo nella capanna in cui vivono un padre e un figlio, allontanatisi dalla città e adepti di un nuovo percorso di vita portato alle estreme conseguenze nella relazione con la natura e con un modo letteralmente allucinato di viverla e dentro cui sprofondare. Nelle Filippine con Day Zero (2022) di Joey De Guzman, zombi horror che narra le conseguenze di un’epidemia e il trasformarsi in morti viventi di chi è stato contagiato. Quasi tutto girato in un enorme palazzo popolare, il film segue un gruppo di personaggi, capeggiati da un ex detenuto dal cuore buono (interpretato da un atleta professionista di arti marziali, Brandon Vera), in lotta per la sopravvivenza in un edificio che diventa sempre più ostile e dal quale pare impossibile uscirne vivi. In Thailandia con The Medium (2021) di Banjong Pisanthanakun, finto documentario che narra di una troupe di documentaristi impegnata a filmare una medium con risultati spaventosi in un vortice di inquietanti manifestazioni di possessione.