La paura è per la mancanza di dosi, tensione nell’Ue per i ritardi
Vaccini Problemi con import ed export, AstraZeneca e Johnson&Johnson a rilento. Divergenze diplomatiche tra i 27 anche sullo sputnik
Vaccini Problemi con import ed export, AstraZeneca e Johnson&Johnson a rilento. Divergenze diplomatiche tra i 27 anche sullo sputnik
Dissensi all’interno della Commissione sui vaccini, mentre la confusione attorno alla produzione di dosi di AstraZeneca si fa più fitta. E già cresce la tensione sul russo Sputnik V, con un retroscena di divergenze diplomatiche tra i 27.
Il vice-presidente della Commissione incaricato nel Green New Deal, Frans Timmermans, in un’intervista a Der Tagesspiegel in risposta alle critiche di alcuni paesi, Austria in testa, sulla distribuzione non equa di dosi tra paesi, ha ammesso: «È vero, errori sono stati commessi al momento delle ordinazioni di vaccini, sia a Bruxelles che negli stati membri». Timmermans ha promesso che verranno avviate «verifiche su cosa abbiamo fatto bene e cosa no».
Alla Commissione le critiche non sono state apprezzate e per chiudere la polemica viene ricordato: abbiamo ordinato 1,4 miliardi di dosi per quest’anno, «la buona notizia è che anche se ci sono ritardi per l’AstraZeneca non saremo in ritardo con i nostri programmi vaccinali» è convinto il commissario all’Industria, Mr.Vaccino Thierry Breton. È la risposta alla nuova polemica sui ritardi di produzione di AstraZeneca, che è in difficoltà con le imprese di subappalto, a cui si è rivolta la società anglo-svedese che non è in grado di produrre da sola.
AstraZeneca ha 12 società che lavorano per produrre dosi, 4 nella Ue, ma solo per la fase di produzione delle sostanze attive ci sono stati problemi nell’impianto di Novasep in Belgio, mentre in Olanda il regolatore dei medicinali ha bloccato la consegna di dosi prodotte nel paese. Problemi analoghi minacciano di rallentare anche la produzione del vaccino Johnson&Johnson, l’ultimo autorizzato dalla Ue.
Ostacoli anche nell’import, che avrebbe dovuto sopperire ai problemi di produzione nella Ue: AstraZeneca sperava di importare almeno 10 milioni di dosi prodotte negli Usa, ma c’è il blocco all’export (anche se questo vaccino non è ancora autorizzato oltre-Oceano).
L’India, che pur frenando anch’essa l’export, ha denunciato l’Us Defense Production Act, che come in tempo di guerra intralcia gli scambi. In più, il coordinatore dei vaccini svedese ha affermato in un’intervista tv che per AstraZeneca ci sono «ostacoli contrattuali per l’importazione dalla Gran Bretagna».
AstraZeneca invece rassicura sui rischi del vaccino, sospeso ieri anche da Germania, Italia e Francia (in attesa del verdetto dell’Ema, in arrivo forse già oggi), dopo Danimarca, Bulgaria, Irlanda e Olanda nella Ue (in Europa anche Islanda e Norvegia).
Confusione sullo Sputnik V. La Ue ha cominciato con la denigrazione, per evitare di offrire a Mosca una clamorosa vittoria diplomatica: «Propaganda», «perché esportano e non vaccinano a casa loro?» (Ursula von der Leyen il 17 febbraio), «Non dobbiamo farci sviare da Cina e Russia quando organizzano operazioni molto limitate ma ampiamente pubblicizzate per fornire vaccini ad altri» (Charles Michel la settimana scorsa). Ma, dietro le quinte, molti paesi si agitano e sono pronti ad accogliere a braccia aperte lo Sputnik, che l’Ema ha cominciato a valutare il 4 marzo e che potrebbe venire autorizzato a maggio.
L’Italia è in prima linea, anche per produrlo. Anche la Germania ha espresso interesse, la Francia nega qualsiasi «ideologia nei vaccini» da cercare «dappertutto». I russi vantano «accordi» con aziende già conclusi in Italia, Spagna, Germania e Francia. Ungheria e Slovacchia hanno già fatto ordini, la Repubblica ceca ci pensa. I 27 sono spaccati sulle relazioni con la Russia, sia per ragioni storiche che a causa degli ultimi avvenimenti, dall’Ucraina alla Crimea, fino al caso Navalny, passando per il North Stream2.
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