La passerella torinese di Di Maio per placare gli industriali diventa una via crucis
Sotto a un treno La via crucis torinese del vicepremier Luigi Di Maio inizia alle dieci del mattino presso uno dei simboli della trasformazione urbana generata dall’odiato nemico di sinistra, le Officine Grandi Motori: […]
Sotto a un treno La via crucis torinese del vicepremier Luigi Di Maio inizia alle dieci del mattino presso uno dei simboli della trasformazione urbana generata dall’odiato nemico di sinistra, le Officine Grandi Motori: […]
La via crucis torinese del vicepremier Luigi Di Maio inizia alle dieci del mattino presso uno dei simboli della trasformazione urbana generata dall’odiato nemico di sinistra, le Officine Grandi Motori: già polo industriale abbandonato, oggi trasformato in un centro polivalente dalla sinergia tra enti pubblici e fondazioni bancarie. I cinque stelle a Torino amano fare le loro passerelle nei luoghi simbolici dell’antico potere che battezzarono «Sistema Torino».
Luigi Di Maio arriva mesto e la prima cosa che dice è: «Oggi non parleremo di Tav». Esclusi gli invitati per la presentazione del «Fondo nazionale sull’innovazione», esclusi gli attivisti accorsi per fare numero, in molti volevano sapere cosa sarà dei bandi di Telt, la società italo francese incaricata di progettare e realizzare il Tav: ovvero se saranno pubblicati il prossimo undici marzo. In primis il movimento Notav, soprattutto dopo le voci di una sedicente «mini Tav».
La sindaca di Torino, ormai logorata da una battaglia che le sta distruggendo la maggioranza in Comune, chiede che si giunga ad un decisione in tempi celeri: «Ho la massima fiducia nel lavoro che sta facendo il governo e mi aspetto che decida. Ora è il tempo delle scelte, su questo non c’è dubbio. Il governo deve decidere: il mio auspicio è che questa decisione venga presa, in modo che sia fatta chiarezza. Bisogna rispettare il percorso che stanno facendo le due forze di maggioranza. È una scelta politica nazionale e internazionale».
Niente da fare, bocche cucite, prima, durante e dopo la passerella organizzata per placare gli animi degli industriali torinesi che minacciano la serrata a poche settimane dalle elezioni.
Circa trecento milioni all’anno fino al 2022, questa la promessa del ministro e vicepremier pentastellato. Alla presenza di Davide Casaleggio il capo politico del M5S ha scandito parole importanti per illustrare la sua rivoluzione: «Il tema dell’innovazione sarà fondamentale nei prossimi anni – ha sottolineato Di Maio – magari questo sarà raccontato come un tema di nicchia, ma non è vero. Tutto ruoterà intorno a questo progetto. Noi vogliamo essere il detonatore perché nascano nuove start up e nuovi venture capital per lasciare in Italia i tanti giovani che abbiamo formato in Italia e finiamo per regalare loro e le loro idee innovative ad altri Paesi». Per Di Maio l’obiettivo è anche «creare habitat per far venire stranieri a creare start up qui».
Senza mezze misure il commento di Davide Casaleggio: «Da oggi l’Italia cambia passo».
Ma, se l’operazione «Fondi per l’innovazione» aveva lo scopo di riconquistare il mondo produttivo, e il sindacato, non pare aver molto funzionato data l’esiguità delle risorse promesse.
L’assessora regionale della Regione Piemonte, Giuseppina de Santis, commentava ieri: «Un miliardo di euro è la cifra stanziata sul Fondo Nazionale Innovazione per tutto il territorio italiano e sarebbe appena superiore a quelle che la sola Regione Piemonte ha messo in campo negli ultimi 5 anni sul tema della ricerca e sviluppo, che più o meno si attesta attorno a 800 milioni di euro. Di quali proporzioni stiamo parlando?».
Per poi ritornare a battere sul Tav, il nodo che sta strangolando a Torino il M5s: «Guardare alla Silicon Valley è senz’altro ambizioso ed emozionante – ha proseguito l’assessora – ma si dimentica che essa esiste all’interno di un sistema economico che funziona, che dialoga continuamente e dove sono presenti infrastrutture all’avanguardia e non treni di 150 anni fa». Tutto verrà, forse, deciso oggi, in un vertice tra i due vicepremier, Danilo Toninelli e il premier Conte.
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