Politica

La partita a scacchi dei due leader M5s

La partita a scacchi dei due leader M5sRoberto Fico, Beppe Grillo e Luigi Di Maio – Ansa

Napoli Dal movimentismo degli esordi all'accordo con il «nemico» De Luca. La mancata calendarizzazione delle legge popolare sull’acqua pubblica ha sancito la rottura con i comitati

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 8 febbraio 2022

In origine era la piattaforma usata da Howard Dean nel 2003 per le primarie del partito Democratico Usa: su quel social network si sono plasmati i meetup. Ad aprire quello partenopeo nel 2005 fu Roberto Fico, all’epoca si definiva organizer della piattaforma, il nodo di Napoli era quello con più iscritti, spinto da due elementi: i meetup venivano rilanciati dal blog di Bebbe Grillo; l’urgenza di temi come l’acqua pubblica e i rifiuti in una città che precipitava verso l’emergenza. La rete riuniva gli attivisti, gli incontri dal vivo cementavano la militanza: avvenivano dove era possibile, ad esempio nel centro pastorale Shekinà e poi alla Città del sole.

SIAMO NEL DECENNIO delle giunte Iervolino con il meetup in piazza Dante a organizzare simulazioni di Consigli comunali: fermavano i passanti per coinvolgerli nella costruzione della politica dal basso, tutta virata sui beni comuni. La posizione ufficiale, anche di Fico, era no a liste civiche. A febbraio 2008 arriva il ciclone Grillo, ancora in piazza Dante, con il Munnezza day, alla conferenza stampa c’erano le testate internazionali. «Sono venuto a chiedere scusa alla Campania – esordì dal palco -. Chiedo scusa per Veltroni, Berlusconi, Iervolino e Bassolino. Le prossime elezioni sono illegali, illegittime e antipolitiche». Nel 2011 si vota per il sindaco di Napoli, racconta un attivista: «Dovevamo decidere se appoggiare Luigi de Magistris. La sua proposta politica abbracciava molti dei nostri temi e l’assemblea si espresse a favore ma arrivò la sconfessione di Grillo e Casaleggio. Allora capimmo che la democrazie diretta era una finzione, il Movimento era eterodiretto da chi possedeva il marchio. In tanti decidemmo di abbandonare mentre i 5S si presentarono da soli con Fico candidato sindaco. Una giravolta totale».

A POMIGLIANO D’ARCO, città operaia alle porte di Napoli, è Luigi Di Maio ad aprire il meetup nel 2007. Fico e Di Maio diventano i due poli 5S: nel movimento che non si schiera in nessun campo, il primo identifica la sensibilità di sinistra, il secondo la capacità democristiana di stare al centro per contrattare con tutti, inclusa la destra. Se le elezioni locali con la decisione di correre da soli sono proibitive, le politiche sono un campo aperto così gli iscritti cominciano a cambiare: fuori gli attivisti delle origini, dentro quelli che cercano una carriera in Parlamento. Nel 2013 i 5S alle politiche fanno segnare oltre il 23% in Campania.

IL 2016 è anno di amministrative, potrebbe essere un successo, diventa un disastro. A Quarto viene eletta la sindaca grillina Rosa Capuozzo, un doppio successo perché raggiunto in una competizione ostica per il movimento e con una donna che si è opposta ai clan. Il trionfo dura un amen: i membri del direttorio Di Battista, Fico e Di Maio espellono la sindaca per un abuso edilizio (in una città quasi del tutto abusiva) realizzato dai genitori del marito in quella che era la loro casa. E anche per non aver denunciato subito il tentativo di ricatto subito. «Bisogna non solo essere onesti ma anche apparirlo» la motivazione. È l’epoca di «onestà, onestà». La vicenda provoca molto malumore tra i parlamentari napoletani come Paola Nugnes, attivista della prima ora vicina a Fico, poi andata via dai 5S come accadrà a molti nel parlamento successivo. Il 2016 viene ricordato anche per le espulsioni: un gruppo di 36 attivisti viene accusato di avere creato un gruppo segreto facebook per dare la scalata al Movimento e decidere il futuro candidato sindaco di Napoli. Il contenzioso legale comincia ad affermarsi sulla scena.

NEL 2018 LE POLITICHE, Grillo e Di Maio sono a Torre del Greco, culla di marittimi, per un comizio. L’Elevato arringa la piazza sui temi cari all’armatore Vincenzo Onorato. Un discorso che oggi, alla luce delle sponsorizzazioni milionarie, sembra assumere nuovi significati. Nelle urne campane è un successo: oltre il 54% a Napoli e provincia, oltre il 44% nel resto della regione, tutti i candidati eletti. Fico diventa presidente della Camera e promette la calendarizzazione della legge di iniziativa popolare sull’acqua pubblica. La legge si arena e così si spezza il legame con i comitati: un caposaldo va in soffitta. Ottobre 2019 «Italia a 5 Stelle», la kermesse che festeggia il decennale del Movimento, si tiene a Napoli: sembra la consacrazione con Grillo, Conte, Fico e Di Maio accolti come divi. Ma aleggia lo spettro dei parlamentari espulsi o in via di espulsione e di quelli scomunicati, Di Battista presente solo in foto.

CAPITOLO AMMINISTRATIVE. Nel 2015 si vota alle regionali campane, De Luca è il nemico: 5 anni di opposizione durissima al governatore e al Pd (in un gruppo a trazione Di Maio) si tramutano alle regionali del 2020 in non belligeranza. Perché, intanto, è nato il Conte II e con i dem si sta costruendo un’alleanza anche in Campania, sancita dalla vittoria a Caivano, Giugliano e Pomigliano. Così arriviamo alle comunali di Napoli 2021: il candidato sindaco è il civico (di area dem) Manfredi con Conte schierato con il suo ex ministro, Fico e Di Maio che ne accompagnano ogni mossa in una eterna partita a scacchi, nell’ambito di una coalizione con dentro le liste deluchiane. I consiglieri uscenti non ricandidati (perché vicini ai ribelli che hanno fatto ricorso), dei 5 eletti in 3 sono transfughi dell’area de Magistris, uno è vicino a Di Maio e l’altro è il fratello di un esponente di Iv.

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