La pancia e i diritti. In corteo la classe “multietnica”
La manifestazione della Cgil I lavoratori migranti tra paura, attesa e impegno a resistere. Tronti. «È necessario che ottengano la cittadinanza e una condizione di assoluta parità. E bisogna che emerga una soggettività, una rappresentanza»
La manifestazione della Cgil I lavoratori migranti tra paura, attesa e impegno a resistere. Tronti. «È necessario che ottengano la cittadinanza e una condizione di assoluta parità. E bisogna che emerga una soggettività, una rappresentanza»
«O partigiano portami via». Così cantano i lavoratori migranti dei cantieri navali scesi a Roma per la manifestazione della Cgil. Un anno fa i fascisti di Forza Nuova assaltarono la sede della Cgil a Roma. A intonare è un operaio, Fabio Querin, delegato Fiom a Marghera già querelato per aver denunciato il sistema di sfruttamento degli appalti di Fincantieri. Dietro, timidamente, seguono i compagni che poi cantano e gridano slogan in bangladeshi. C’è paura, ma anche attesa e impegno a resistere. Conoscono il reddito di cittadinanza ma non hanno potuto accedervi per il criterio dei 10 anni di residenza. Papel Ahmed, della Fiom, è in Italia da 8 anni. Dice che Meloni «è una madre ma non vuole badare a tutti i figli, vuole discriminarne alcuni». La protezione è selettiva. Ma lo era anche prima, con il governo tecnico e con i governi di centrosinistra, dice. Molti dei bonus, come appunto il reddito, non li hanno potuti avere. Pino, della Cgil, è stato segretario di Rifondazione a Ventimiglia. «Io voto dove c’è la falce e martello». Concretamente, ha votato Sinistra italiana. I Cinque stelle non li voterebbe «mai». Si dice preoccupato dal governo che viene. Ma è scoraggiato e al contempo arrabbiato con i governi precedenti, in particolare con quanto ha fatto e non fatto il Pd. Sa che il fascismo non torna nella stessa forma. Ma si aspetta danni sull’economia, sul lavoro e sul razzismo. Certo, la prateria aperta alle forze non tradizionalmente di sinistra è imputabile al Pd, afferma.
LUIGI MANCONI, CHE DAL PD è uscito ed è presidente di A buon diritto, afferma che «il prossimo governo danneggerà profondamente il sistema di garanzie dello stato di diritto». Siamo davanti a una forma di postfascismo, ci dice. Non è vero che si sia perso per colpa dell’inutilità della retorica antifascista o della priorità accordata ai diritti civili su quelli sociali, sostiene l’ex dirigente di Lotta Continua. «I diritti sono indivisibili» e non vanno gerarchizzati – «come, ad esempio, sembra fare il M5S di Conte», ci dice. E di solito avanzano e cadono insieme, come è successo in questi anni. Concorda il filosofo, nonché ex senatore Pd, Mario Tronti. «La parte più importante tra i vari diritti civili sono quelli che riguardano le migrazioni. È necessario che ottengano la cittadinanza e una condizione di assoluta parità. E bisogna che emerga una soggettività, una rappresentanza». E infatti è con le lotte sindacali portate avanti con la Fiom a Marghera che i lavoratori oggi in piazza sono riusciti a rompere il doppio ricatto dei padroni e del permesso di soggiorno. Ci sono state assunzioni e innalzamenti nei salari, nonché diritti e pagamento dei contributi.
Manconi dice che, a sinistra, si è dimenticato che «quella con Salvini non è stata una parentesi ma una fase estremamente drammatica». Tronti rincara: «Non riesco a capire come la sinistra, in particolare quella più estrema, possa apprezzare M5S». Forse andrebbero considerati più di destra che di sinistra, conclude.
Querin ricorda che negli ultimi vent’anni non c’è stata neanche una legge a favore dei lavoratori. Anzi, molti governi hanno aiutato a sfruttare di più il lavoro, ad esempio nei cantieri navali dove lavora. Solo così è possibile spiegare come mai pezzi di voto operaio siano andati alla destra radicale. «Hanno votato con la pancia», per la pensione con 41 anni e perché chi lavora in fabbrica spesso vive in periferia, continua il sindacalista Fiom.
«QUALCUNO PENSA DI AVERE dei diritti in più, ma se un lavoratore migrante negli appalti ha più diritti, stanno meglio tutti», aggiunge Querin. Secondo Tronti, i postfascisti si troveranno di fronte a problemi enormi che «esploderanno in autunno». Ora, continua l’ex senatore, si stanno accreditando con l’establishment. «Dalle scelte che faranno si vedrà se Meloni è destra estrema, come si pensava qualche anno fa, o se è moderata, come pretendono di far credere». Secondo Hussein, anche lui della Fiom, «il governo non sarà come quelli precedenti». Per quanto ci siano già razzismo e repressione, «il nuovo governo sarà pericoloso per noi». Sarà più difficile avere i documenti. E il razzismo aumenterà, dice il sindacalista.
«La popolazione più debole è esposta a fenomeni che non controlla», continua Tronti. Cerca così una forza che li protegga da questi nemici oggettivi. Nelle periferie si vive male, afferma. Ma la destra interpreta questo bisogno in termini securitari. Ma «non la si risolve con le misure di polizia». Il concetto di protezione che i populisti agitano «non riguarda solo la vita economica di una persona ma la vita in generale. È una questione esistenziale», sostiene il padre dell’operaismo.
ANCHE GLI STUDENTI sono preoccupati. Bianca Chiesa dell’Uds annuncia che la risposta al postfascismo verrà dalle mobilitazioni nelle università, nelle scuole e nelle piazze, a partire dal 18 novembre. Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio rilancia. «Il soggetto operaio di questa piazza, privo di rappresentanza, cerca chi sia pronto a combattere per evitare la guerra tra poveri». La destra proverà a mettere in competizione chi potrà rivendicare diritti, «ma c’è più multiculturalismo nel mondo del lavoro che nei programmi elettorali e in parlamento». Secondo Tronti, è a partire da questa piazza – e da queste mobilitazioni – che una nuova sinistra non populista può rinascere.
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