Internazionale

«La Palestina non è più in vendita». In migliaia in Italia contro l’annessione

«La Palestina non è più in vendita». In migliaia in Italia contro l’annessioneIn Piazza del Campidoglio per la Palestina – Chiara Cruciati

Terra compromessa Presidi in 18 città organizzati dalle comunità palestinesi d'Italia. A Roma tantissimi giovani, i partiti della sinistra, la comunità curda, ebrei italiani, l'Anpi

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 28 giugno 2020

«Siamo più di 500 qui a Roma e in tante altre città ci arrivano gli stessi numeri. Significa che oggi per la Palestina siamo in piazza in migliaia».

IL BILANCIO della manifestazione diffusa, presente ieri in 18 città italiane da Milano a Palermo contro il piano di annessione israeliano del 30% di Cisgiordania occupata, li danno gli organizzatori dal palco. Tra gli applausi dei presenti in Piazza del Campidoglio e le bandiere che sventolano. Quelle palestinesi per lo più, ma anche quelle di Usb, Cobas, Potere al Popolo, Rifondazione comunista.

Nella calda piazza romana, erano tantissime le realtà venute in solidarietà con il popolo palestinese, dall’Anpi alla comunità curda. E tantissimi i giovani, alcuni palestinesi di origine, nipoti e figli di rifugiati e rifugiati loro stessi. Come Maya che prende la parola: «I miei nonni hanno lasciato la Palestina e cercato rifugio nel mondo arabo. I miei genitori mi hanno trasmesso la Palestina, io la trasmetterò ai miei figli. Io rivendico tutta la Palestina storica, non è più in vendita».

Dal palco Yousef Salman, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, Luisa Morgantini, Moni Ovadia, Maurizio Acerbo, Stefano Fassina, Massimo D’Alema (contestato da una parte della piazza), Vincenzo Vita e Yilmaz Orkan, dell’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia.

Il palco della manifestazione contro l’annessione (Foto: Chiara Cruciati)

 

«PER LA PALESTINA quella israeliana è la 17° occupazione, ma come diceva Mahmoud Darwish si sono tutte sciolte come neve sotto il sole – scandisce Salman – Avremo la nostra vittoria. La nostra forza proviene dalla giustizia. Non è una guerra religiosa, gli ebrei sono nostri fratelli, abbiamo vissuto insieme per secoli». Accanto a lui, in mano il cartello «Annexation is not my judaism», c’è una giovane ebrea romana, Micol.

Una lotta comune, di popoli. Non è un caso che sul palco salga Yilmaz, a rappresentare i curdi di Roma, impegnati di lì a poco in una manifestazione per la liberazione dei prigionieri politici in Turchia: «Come curdi sappiamo cosa sono i bombardamenti, l’occupazione, l’annessione. Per questo da anni appoggiamo la causa palestinese».

Prende la parola, significativamente, anche l’Anpi con il presidente provinciale di Roma, Fabrizio De Sanctis: «È una causa giusta e destinata alla vittoria. Sono felice di portare il saluto dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e della presidente nazionale Carla Nespolo. Da troppo tempo il popolo palestinese vive in cattività. Il piano di annessione schiaccia il diritto internazionale e mette un’ipoteca sul diritto palestinese per l’autodeterminazione. Si ritirino gli insediamenti coloniali, si liberino i prigionieri, i leader dell’intifada che giacciono in carcere da oltre 20 anni, si permetta il ritorno dei profughi».

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