Alias

La nuova costituzione egiziana

La nuova costituzione egizianaMohamed Abla, foto di Vincenzo Mattei

Reportage Intervista a uno dei costituenti, il pittore Mohamed Abla, sul punto di vista della gente, i diritti delle donne, le rappresentanze, sguardo d'artista che immagina il paese del futuro

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 febbraio 2014

Lo studio del pittore Mohamed Abla è al centro de Il Cairo, è sempre ricoperto di uno strato di polvere, come tutta la città del resto. Alcuni suoi quadri sono appesi sulle pareti scartavetrate dal tempo, delle riviste giacciono accanto ad un divano consunto, la radio scricchiola impulsi di corrente, sembra un’installazione contemporanea che rievoca un’epoca lontana. Dall’altra stanza la Tv snocciola i dati del referendum sulla nuova costituzione egiziana: il 98,6% ha votato a favore; ma l’affluenza è stata del solo 38%, niente a che vedere con la partecipazione schiacciante che i militari desideravano per consacrare il proprio ruolo nel paese.

La voce fioca di Abla, che contrasta con la sua stazza robusta, mi invita a fare colazione con lui, mastica i felafel davanti alla TV intento a seguire i commenti della presentatrice. Offre de té che, secondo la cultura araba, è impossibile rifiutare. Le pareti sono adornate con alcuni suoi quadri, il pavimento una guerra di colori a olio. Mohamed Abla è uno dei maggiori pittori egiziani riconosciuti a livello nazionale, sono più di trent’anni che cavalca la scena artistica egiziana e i palcoscenici delle biennali internazionali. È stato scelto dal Sindacato delle Belle Arti per essere membro della Costituente egiziana, rappresentativa, almeno secondo il desiderio dei militari, di tutti gli strati sociali. I membri dell’Assemblea Costituente hanno lavorato per dieci ore al giorno incontrandosi nel parlamento.

La nuova Costituzione ha quasi 250 articoli che mostrano alcune novità come la possibilità di impeachment contro il Presidente della Repubblica, o la garazia del salario minimo per i dipendenti pubblici e privati a seconda dell’andamento dalla produzione nazionale. La rappresentanza parlamentare per i contadini e i lavoratori dell’industria è stata eliminata (era in vigore dal 1960) e viene rimessa ai sindacati di categoria. Questa potrebbe essere un’occasione per le Unions per ristrutturasi e affrontare al meglio le sfide della globalizzazione dopo anni passati nell’ombra e soffocati dal regime.

Abla abbassa il volume della TV, non è della sua arte che si parlerà oggi.

“Che tipo di Costituzione avete redatto?”

“Abbiamo scritto nuovi articoli che garantiscono le libertà individuali e collettive, per una piena attuazione dei diritti dei cittadini. Verranno date maggiori possibilità per l’istruzione, per la sanità e per la cultura”. Gli art. 18, 19, 21 e 23 stabiliscono che lo Stato deve allocare 3% del PIL alla sanità, 4% all’educazione e 2% all’università e l’1% alla ricerca, però ancora non si sa dove reperire i fondi per finanziarli. “Il testo costituzionale (art. 165 e 167) pone l’Egitto sulla strada per realizzare la democrazia nel paese attraverso la decentralizzazione, la nomina di sindaci e di consigli regionali attraverso libere elezioni”, continua Abla. Nel vecchio sistema invece tutta le figure dei poteri territoriali venivano direttamente nominate dal Ministero degli Interni a Il Cairo.

“Chi sono i membri della nuova Assemblea Costituente?”

“L’attuale reggenza dei militari ha interpellato le università, i sindacati dei lavoratori e degli artisti, i partiti, il consiglio nazionale delle donne, la chiesa copta e l’Azhar (il maggiore centro islamico del Medio Oriente) per selezionare una lista tra i loro membri”

“Ma quale è la sua conoscenza effettiva nel redigere una nuova Costituzione?”

“Non è la conoscenza della Costituzione nel senso letterale del termine che fa la differenza e non è necessario essere un avvocato o un giudice per svolgere quest’attività, ci sono esperti che raccolgono i nostri suggerimenti e li riversano in un testo costituzionale usando la giusta terminologia. Non stiamo inventando qualcosa dal nulla, gli articoli sono gli stessi usati in altre costituzioni nel mondo, perché le costituzioni sono testi che viaggiano da un paese all’altro e dal un periodo storico all’altro. Abbiamo scelto gli articoli che pensavamo si adattassero meglio all’attuale situazione egiziana. L’Egitto ha una lunga esperienza costituzionale che già dal 1923 e dalla quale partiamo”

“Lei è un pittore, quale ruolo svolge nell’Assemblea Costituente?”

“Come persona ho gli stessi problemi quotidiani di tutti gli altri cittadini. Condividiamo gli stessi bisogni alla salute, all’educazione, alla sicurezza personale, al lavoro … Nei primi due mesi dei lavori costituenti, abbiamo ascoltato le richieste della gente comune, capire quali fossero le sue necessità e cosa si attendesse dal nuovo assetto istituzionale”

“E come artista?”

“Anche per redigere una Costituzione c’è bisogno di individui, come gli artisti, che possono immaginare cosa dovrà essere l’Egitto tra 50 o più anni. Per questo c’è bisogno di persone come me nell’Assemblea Costituente”

“Come è stata la reazione della gente quando l’avete incontrata?”

“Aveva grandi aspettative con la sensazione che qualcosa accadrà nel breve termine. Molti assumevano un approccio positivo, altri pensando che la Costituzione avrebbe risolto tutti i problemi del paese”

“Quale sarà il ruolo delle donne egiziane nel futuro visto che nella Costituente è rappresentata solo al 10%? Quale è stato il loro apporto e approccio ai lavori costituenti? Quali sono i soggetti che hanno discusso e voluto inserire nella nuova Costituzione?”

“Ovviamente hanno cercato di inserire quanti più diritti possibili per le donne per ottenere una reale uguaglianza con gli uomini. È stato difficile perché c’erano molti membri conservatori tra di noi, e non solo religiosi. Abbiamo lottato nell’Assemblea, ma personalmente non sono totalmente soddisfatto perché non è abbastanza quello che abbiamo fatto per le donne. Le egiziane hanno sempre combattuto per i loro diritti, già al principio del secolo passato. Dovranno combattere ancora a lungo, ma sono sicuro che nel futuro otterranno più diritti e riconoscimenti, come sono sicuro che l’uguaglianza verrà, è un problema generazionale”

“Quali sono le norme fondamentali trascritte nella Costituzione per garantire i diritti delle donne?”

“Abbiamo inserito una norma che garantisca la percentuale minima di rappresentanza per le donne in parlamento (art. 11 comma 2), credo che alla fine si sia raggiunto un buon compromesso. Verranno date più opportunità ai giovani e alle donne nel partecipare al processo democratico”. La nuova Costituzione stabilisce la parità dei diritti tra uomini e donne (art. 11 comma 1), la quota rosa in parlamento e la possibilità per le donne di assumere cariche governative, ma rimette allo Stato la sua piena attuazione. Inoltre protegge la donna da ogni tipo di discriminazione e di violenza (comma 3), anche se la Costituzione rimane a dir poco ambigua quando specifica che “autorizza/delega” (empower nel testo inglese) l’uomo per bilanciare i doveri familiari e lavorativi della donna.

“I Fratelli Musulmani e Morsi non volevano un presidente della repubblica donna o cristiano, cosa prevede la nuova Costituzione?”

“I nuovi articoli prevedono che non ci sarà nessuna distinzione, ogni cittadino avrà pari opportunità senza distinzioni di sesso e di religione, ma nel breve sarà difficile per una donna essere eletta”

“Come pittore, ha tempo per dipingere? Userà questa esperienza per i suoi quadri?”

“Butto giù sketch e scatto foto. Sono sicuro che da questa esperienza estrapolerò una mostra”

“La nuova Costituzione attuerà le richieste della rivoluzione?”

“Una parte sarà completamente dedicata alla giustizia sociale e storica, perché prima di costruire una democrazia bisogna fare i conti con il passato. Bisogna giudicare i crimini commessi negli ultimi due anni e mezzo, per rispetto di tutte quelle persone che sono morte per la rivoluzione e per i loro familiari, perché hanno tutto il diritto di ricevere giustizia per il loro dolore”. È vero che il testo costituzionale criminalizza la tortura senza limitazioni (art. 52), però dall’altro lato permette ancora i processi militari contro i civili (art. 204) nei casi di assalto a personale e sedi dell’esercito che, presidiando le città egiziane in questo momento di transizione, è molto facile che accada. Il problema sorge se accuse fittizie possono essere create ad hoc solo per eliminare politicamente e fisicamente un oppositore scomodo.

“La rivoluzione si è fermata con l’avvento al potere dei militari il 3 luglio scorso?”

“Sta ancora andando avanti perché le richieste della rivoluzione non sono state ancora realizzate. Finché i giovani non otterranno il riconoscimento dei loro diritti fondamentali, e finché non vedranno una reale speranza di cambiamento, la rivoluzione proseguirà, anche se credo sia venuto il momento che cambi direzione rispetto agli ultimi due anni”

“Sotto quale aspetto?”

“Non c’è bisogno di usare la violenza, si dovrebbe portare avanti la protesta in un modo più democratico. Ci sono le giuste sedi per richiedere il riconoscimento dei propri diritti, perché ora c’è la consapevolezza di avere dei diritti, questo è stato ed è il grande merito della rivoluzione egiziana. Ora possono votare, organizzarsi in partiti e in movimenti politici, non si ottiene nulla rimanendo solo in strada senza una strategia. È venuto il momento di essere partecipativi alla vita politica di questo paese”. L’art. 74 contempla le modalità per poter formare nuovi partiti politici, ma proibisce chiaramente che lo sfondo religioso pena la messa al bando. Nel futuro sicuramente ci sarà da chiarire dove si collocherà il partito salafita di El Nour che ha partecipato ai lavori costituenti.

“Pensa che la polizia debba essere riformata?”

“Sì, deve essere ripensato il modo con cui i poliziotti vengono addestrati. Anche questo punto viene discusso nella nuova Costituzione: come devono trattare i cittadini, i loro diritti, come affrontare le manifestazioni. I generali saranno costretti ad accettare questa riforma perché altrimenti ci saranno altre proteste e il paese si troverà paralizzato di nuovo”. La nuova Costituzione fa palesemente riferimento alla Convenzione dei Diritti dell’Uomo (art. 93), che anche Heba Morayef, direttrice di Human Right Watch, ha salutato come un segno di una possibile svolta (fonte Al Ahram), ma non sembra sufficiente.

“Quale sarà l’importanza della Sharia nella nuova Costituzione?”

“L’articolo 2 che afferma che l’Egitto è uno Stato musulmano viene mantenuto, è l’unico punto in comune con la Costituzione approvata dai FM, ma nessuna istituzione religiosa avrà il potere di intervenire nei meccanismi istituzionali e nell’operato del governo. Solo l’Alta Corte Costituzionale e la Cassazione avranno voce in capitolo sulle leggi dello Stato (Preambolo della Costituzione)”

“Quando avremo un nuovo presidente?”

“Penso che a luglio prossimo avremo sia un nuovo presidente che un nuovo parlamento … Inshallah”. Quale sarà il nuovo Egitto forse si vedrà sulle tele di Mohamed Abla, anche perché ora l’art. 71 proibisce ogni forma di censura artistica e giornalistica, e questa è stata indubbiamente una grande vittoria, ma non una garanzia, per tutti gli artisti egiziani.

Purtroppo il ruolo dei militari rimane chiave nell’architettura istituzionale con una posizione molto privilegiata (l’art. 204 specifica che l’esercito può avere proprietà private come distributori di benzina, alberghi, aree ricreative … e persino teatri). Le morti del 25 gennaio 2014, e il massacro dei FM ad Rabaa al Adawaya ad agosto 2013 hanno mostrato chiaramente dove l’esercito è disposto ad arrivare pur di proteggere il proprio status. Una nuova dittatura si prefigura all’orizzonte, svecchiata rispetto a quella di tre anni fa, ma ancora debole, altrimenti non si assisterebbe a tutto questo spargimento di sangue. Se, dopo la Libia e la Siria, anche l’Egitto dovesse piombare nell’anarchia (o in una guerra civile) renderebbe il Medio Oriente e parte del nord Africa un vero e proprio campo di battaglia.

Una cosa è certa, non sarà una nuova Costituzione, né elezioni presidenziali o parlamentari, che salveranno l’Egitto da un periodo che ricorda molto da vicino la Strategia della Tensione degli anni ’70 in Italia, in cui schegge impazzite di cellule terroristiche islamiche e servizi segreti deviati seminano la paura e il terrore. La collusione tra i tre poteri dello Stato e la mancanza di commissioni d’inchiesta indipendenti e imparziali rende il terreno ancora più idoneo a questo scenario polarizzato e portato all’estremo. La fine della polarizzazione con il reintegro dei FM, potrebbe essere una soluzione che al momento, e all’orizzonte, appare quanto mai un’utopia.

Una domanda nasce spontanea: cosa rimarrà dello spirito di Tahrir e quale eredità lascerà ai posteri?

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento