Cultura

La nostra storia raccontata attraverso i quaderni di scuola

La nostra storia raccontata attraverso i quaderni di scuola

Musei Una collezione permanente a Milano dove si possono ammirare appunti e note di scolari provenienti da diverse culture e generazioni

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 luglio 2024

«Al mondo d’oggi ci sono persone con gravi problemi di lavoro: tra queste ci sono gli operai dell’Innocenti che per problemi economici ha dovuta andare in Cassa Integrazione», scrive in quinta elementare una bambina della provincia di Varese, nel 1976.

LO LEGGIAMO direttamente dalla sua grafia nel Museo dei quaderni di scuola, inaugurato recentemente all’interno di un condominio milanese. Bisogna citofonare per entrare, dopo aver prenotato, e si è accolti al massimo in dieci per volta: le condizioni ideali per curiosare senza fretta tra originali, copie anastatiche e riproduzioni su schermi interattivi di documenti provenienti da trentacinque nazioni – in diciotto lingue – e prodotti a partire dalla fine del diciottesimo secolo.

«Nel 2004 abbiamo avviato un percorso di raccolta partecipativa di quaderni di scuola, diari e lettere contenenti testimonianze d’infanzia e adolescenza, che abbiamo pubblicato in un blog», racconta

. «Dalla primavera scorsa tutto questo materiale – che può essere donato o prestato – è esposto nel museo».
Nel 2019 la collezione era già stata riconosciuta dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia come «archivio di interesse storico particolarmente importante».

UNO STRUMENTO di public history a tutti gli effetti, che inquadra su un asse lo sviluppo della pedagogia e sull’altro le progressive manifestazioni delle «infanzie collettive», tenendo rigorosamente conto dei contesti geografici e ricordando così al visitatore come i quaderni siano la principale fonte storica creata dai bimbi.

«Il museo ospita regolarmente mostre temporanee che approfondiscono un argomento introdotto in quella permanente: quest’anno Milano; il prossimo, in occasione degli ottanta dalla Liberazione, la guerra – spiega Pololi – Νon soltanto vogliamo raccontare esperienze del passato, ma stimolare la riflessione sul rapporto attuale tra società e bambini. Sosteniamo la loro agentività e l’impegno a ricondurre le città verso una dimensione più favorevole al loro benessere, con vie scolastiche chiuse al traffico e la possibilità concreta di rientrare autonomamente a casa anche per chi frequenta la primaria. Auspichiamo infine ci si decida a implementare la partecipazione civica dei più piccoli, potenziando le istituzioni esistenti (a Milano i Consigli di zona dei ragazzi e delle ragazze sono dal marzo scorso organo ufficiale delle amministrazioni municipali, ndr) e, ove queste manchino, invitando i bambini a un maggiore protagonismo sociale».

UN RUOLO PROATTIVO che non avrebbe difficoltà a emergere, se riconosciuto. Lo si intuisce da quanto annotato in occasione di un lavoro di gruppo di una quarta elementare, nel 1979: «Quando scende la nebbia io sono molto felice perché non si vede la città e io posso immaginarmela come credo: come una campagna, una grossa fattoria, una spiaggia, una città del mondo di domani!»

In attesa di visitare il museo, è possibile consultare una selezione dei quaderni sulla piattaforma exercisebookarchive, attraverso la quale oltre trecento volontari internazionali collaborano alla trascrizione, digitalizzazione e traduzione dei contenuti.

 

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