La nostra Luna è la Biosfera, angolo dell’universo dove è nata la vita
Un dibattito vecchio Più che fantasticare su nuovi mondi da colonizzare, non sarebbe meglio preoccuparsi dell’unico luogo, la Terra, dove è nata la vita che rischiamo di perdere?
Un dibattito vecchio Più che fantasticare su nuovi mondi da colonizzare, non sarebbe meglio preoccuparsi dell’unico luogo, la Terra, dove è nata la vita che rischiamo di perdere?
Nel 1957 un oggetto costruito dall’uomo fu lanciato nell’universo, e per qualche settimana girò intorno alla Terra seguendo le stesse leggi di gravitazione dei corpi celesti. Ma curiosamente, la gioia non fu il sentimento dominante.
La reazione immediata espressa sotto l’impulso del momento, fu di sollievo per il “primo passo verso la liberazione degli uomini dalla prigione terrestre”. E questa strana affermazione, lungi dall’essere la trovata accidentale di qualche reporter americano, involontariamente riecheggiava la straordinaria epigrafe che, più di vent’anni prima, era stata scolpita sul monumento funebre di un grande scienziato russo: “L’umanità non rimarrà per sempre legata alla terra”.
Sono le parole di Hannah Arendt nel suo Prologo alla Vita Activa che, ancora oggi, pongono un interrogativo. L’avventura spaziale ha per obiettivo quello di colonizzare e abitare altri pianeti? Oppure, e ne dubitiamo, (Propaganda tra le rocce lunari di Andrea Capocci, il manifesto del 19/7) solo quello di far avanzare la ricerca scientifica? Sperimentare, in assenza di gravità, nuovi materiali che possono poi essere utilizzati nella pratica quotidiana? A queste domande non da alcuna risposta il dibattito di questi giorni che appare invece solo una martellante propaganda sulle straordinarie capacità dell’uomo di varcare le colonne d’Ercole nel segno delle magnifiche sorti e progressive.
In merito alla prima domanda (“Entro un anno uomini su Marte”), occorre ricordare che noi non abitiamo l’intero pianeta; ciò che in realtà abitiamo è la Biosfera, quella figura a forma di corona sferica che include la crosta terreste (suolo e oceani) e l’atmosfera tutta. Questa corona sferica è relativamente sottile (ha uno spessore di circa 20-30 chilometri soltanto), ed è anche detta la buccia dell’arancia blu (arancia perché la Terra ha forma sferica e blu è il colore che appare agli occhi di un’astronauta che viaggia intorno al pianeta).
La biosfera è il luogo singolare dove si è sviluppata la vita. Essa, scrive Vernadsky, «è l’ambiente nel quale viviamo, è la natura che ci circonda e alla quale ci riferiamo con un linguaggio comune è l’unica regione della crosta terrestre in cui si trova la vita». La biosfera è un prodotto del Sole e la Terra è l’unico pianeta (almeno tra quelli che conosciamo) che ne è dotato. La nostra stessa specie, così come tutte quelle viventi, è un prodotto della biosfera, nasce e si sviluppa nella biosfera che assicura le condizioni di vita. Il che rende un po’ fantasiose quelle teorie secondo le quali la nostra specie possa essere venuta dall’esterno, da un altro pianeta e altrettanto fantasiose quelle secondo le quali siamo destinati, in un prossimo futuro, ad abitare altri pianeti.
Il processo evolutivo che ha portato alla formazione di un sistema complesso e organizzato (la nascita della biosfera e dei primi organismi viventi) a partire dal mondo prebiotico è durato centinaia di milioni d’anni ed è avvenuto attraverso tappe successive di eventi, che dopo un numero elevatissimo di tentativi (falliti) hanno portato a sistemi progressivamente più complessi. Molti scienziati hanno tentato di simulare in laboratorio le condizioni originarie che hanno prodotto le prime forme viventi. Ma le cause e le concause che le hanno generate sono troppe e troppo complesse, tali da vanificare ogni tentativo.
Nel periodo che va dai 3,9 ai 2,5 miliardi di anni fa comparvero gli antenati delle attuali piante, le alghe azzurre, cianobatteri che cominciarono a praticare la fotosintesi (“fare cose con la luce”), assumendo così un ruolo fondamentale nell’evoluzione biologica della biosfera. Successivamente, molti milioni di anni dopo, sempre per fotosintesi, si svilupparono le piante e con esse le grandi foreste che iniziarono a liberare ossigeno fino a portare la composizione dell’atmosfera a quella attuale, ovvero 78% di azoto, 21% di ossigeno e altri gas come il biossido di carbonio (anidride carbonica), il neon, l’elio e l’ozono.
L’ozono e l’anidride carbonica presenti nell’atmosfera, risultarono essenziali per la produzione e la riproduzione della vita. L’ozono impedì ai raggi ultravioletti provenienti dal Sole di giungere sulla terra elevando una barriera protettiva, l’anidride carbonica presente nell’atmosfera impedì ai raggi solari di rimbalzo dalla terra (effetto serra) di uscire solo in parte da essa scaldando di conseguenza il pianeta e rendendo stabile la sua temperatura. La nascita della vita, dunque, e degli esseri viventi, è un prodotto della biosfera e, dunque, del Sole. L’uomo, diceva Edgar Morin, è 100% natura e 100% cultura.
Perché, dunque, non preoccuparci delle sorti di questo “singolare luogo dell’universo dove è nata la vita”, ora a rischio, più che fantasticare nuovi mondi da colonizzare? È una domanda semplice ma alla quale si preferisce non dare risposta, forse perché quando la casa brucia gli uomini preferiscono discutere su che tempo fa fuori piuttosto che preoccuparsi di spegnere l’incendio.
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