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La nostalgia del Porcellum

Di legge elettorale si parlerà a settembre, e non è detto che l’estate porti consiglio. Con gli ultimi rumors – premio di maggioranza alle coalizioni – non saremmo lontani da […]

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 2 agosto 2017

Di legge elettorale si parlerà a settembre, e non è detto che l’estate porti consiglio. Con gli ultimi rumors – premio di maggioranza alle coalizioni – non saremmo lontani da un remake del Porcellum. Soprattutto se rimanessero i capilista bloccati. Lo stato del dibattito dimostra la fragilità degli argini posti dalla Corte costituzionale (1/2014 e 35/2017). Certo, sarebbe necessario prevedere una soglia per il premio di maggioranza. Si parla del 40%, che potrebbe anche scendere di qualche punto, anche se non di molto, per non cadere nell’eccesso di disproporzionalità tra voti e seggi censurato dalla Corte. Ma rimarrebbe comunque l’artificiosa trasformazione di una minoranza di voti in un’ampia maggioranza di seggi, sufficienti persino alla revisione della Costituzione.

Pulsioni risolutive? No. Perché anche con le coalizioni probabilmente nessuno giungerebbe al 40%. Con un M5S – salvo rivolgimenti ad oggi imprevedibili – intorno al 30%, e qualche frammento in corsa solitaria, due coalizioni si spartirebbero circa il 65% dei voti. Per la soglia del premio una delle due dovrebbe prevalere nettamente sull’altra. E al momento un 40 a 25 non sembra proprio lo scenario ipotizzabile.
Il punto è che la coalizione con premio riflette lo schema obsoleto di un bipolarismo che non c’è più. È il riflesso condizionato di un centrosinistra e un centrodestra che pensano ancora di spartirsi la torta in due, mentre i commensali sono tre. È la superfetazione onirica di un partito – il PD – che dalla vocazione maggioritaria è passato a quella minoritaria, senza rendersene conto. È la sopravvivenza di un disegno politico – l’Ulivo – che è stato concausa della mutazione genetica del PD e che in essa trova ora la propria morte. Ma allora a che serve davvero?

A sinistra, serve piuttosto a regolare i conti all’interno della potenziale coalizione. È funzionale a scegliere i compagni di strada e massimizzare il richiamo al voto utile come arma contro tutti gli altri. Se a sinistra tutto rimanesse come oggi, anche uno sbarramento al 4 o 5% rimetterebbe al PD la sopravvivenza di soggetti politici come Articolo l, SI, RC. Chi fosse volto al male della sinistra sparsa, potrebbe fingere di tenere la porta aperta alla nascita di un nuovo soggetto politico fino a mettere fuori tempo massimo le iniziative necessarie, per sedersi a quel punto come docile convitato alla mensa coalizionale del PD.
Che fare? Ovviamente, chiedere a sinistra del PD una capacità di iniziativa per risposte adeguate, che non siano la difesa di bunker piccoli quanto immaginari, e comunque inutili. Una forza unita e consistente è lo strumento più forte per sterilizzare il premio. Va sottolineata la pericolosità del momento. Michele Prospero descrive con efficacia su queste pagine uno scenario in cui l’attacco alla democrazia e ai valori costituzionali è destinato a continuare. Non è difficile cogliere la possibile sintonia tra un sistema elettorale sullo stampo del Porcellum e il rinnovarsi dell’attacco alla Costituzione.

La legge elettorale è un terreno primario di scontro. Dobbiamo ribadire con forza che non è affare di pochi. Interessa tutti, ed è strumento indispensabile se non si vuole che la richiesta di attuare la Costituzione rimanga un mero flatus vocis. Nelle leggi vivono i diritti, le libertà, l’eguaglianza. Le leggi definiscono le garanzie del lavoro, una copertura sanitaria efficace, un’istruzione aperta a tutti, e la politica fiscale da cui vengono le risorse necessarie. Quelle leggi sono fatte in un parlamento disegnato dal sistema elettorale. Pessimo parlamento, pessime leggi. La legislatura che si chiude ne offre chiara prova.
Bisogna prendere atto che la fase iniziata nei primi anni 90 si è chiusa, e passare oltre. Rottamiamo i rottamatori. Per questo il Coordinamento per la democrazia costituzionale ha deciso di rimanere in campo, chiedendo una legge elettorale di impianto proporzionale e un parlamento pienamente rappresentativo, in cui gli eletti rispondano a chi li ha votati e non ai capi-partito. Il primo appuntamento sarà il 2 ottobre. Certo, non ci facciamo illusioni. Il 4 dicembre 2016 abbiamo vinto una battaglia. Ma la guerra continua.

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