Europa

La Norvegia vira a sinistra, ora può finire l’era del petrolio

La Norvegia vira a sinistra, ora può finire l’era del petrolioIl leader dei laburisti norvegesi Jonas Gahr Støre – Ap

Elezioni Il partito laburista straccia i conservatori della premier Solberg. I Verdi restano sotto la soglia di sbarramento, la spinta per una svolta sociale e verde potrebbe arrivare dai “rossi” della Rødt, per la prima volta in parlamento

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 15 settembre 2021

Fino a pochi minuti prima della chiusura dei seggi, alle 21 di lunedì, nel quartier generale allestito in un albergo nel cuore di Oslo, i dirigenti di Høyre (destra) erano fiduciosi di ribaltare i sondaggi che, da tre mesi, li vedevano in caduta libera. Avevano provato ad investire tutta la campagna sulla figura della loro premier Erna Solberg, soprannominata la Merkel scandinava, ma appena sono arrivati gli exit poll il gelo è calato in sala, insieme a diverse lacrime, per un 20% conquistato a fatica e la matematica certezza di dover lasciare la guida della Norvegia. Un risultato ancora più amaro perché alla perdita di 5 punti percentuali rispetto al 2017 si sommano i pessimi risultati degli alleati di governo con i cristiano democratici del KfR sotto la soglia di sbarramento e i liberali di Venstre dentro per un soffio. Anche i populisti di destra del Fremskrittspartiet, già alleati dI Solberg, hanno perso quasi il 4%.

CHI INVECE ha festeggiato dalle prime proiezioni è stato il leader laburista Jonas Gahr Støre che, nonostante la flessione del suo partito, con il 26,4% già da oggi comincerà il giro di consultazioni per formare un nuovo governo di coalizione. Støre è un politico pragmatico, considerato molto preparato e abile, che ha preso le redini del partito dopo aver fatto il ministro degli esteri nell’ultimo governo di centro sinistra e che oggi ha il difficile compito di unire gli altri vincitori di questa tornata elettorale: la sinistra socialista di Sosialistisk Venstreparti (Sv) e i centristi del Senterpartiet (Sp). Se per Sv il 7,5% è un incremento di un punto e mezzo rispetto al 2017 il 13,6 dei centristi è un risultato inaspettato per un partito che, in molti, davano a rischio sbarramento solo qualche anno fa. È proprio sul leader centrista, Trygve Slagsvold Vedum, che sono puntati tutti i riflettori, sia perché ha risollevato le sorti del partito sia perché dalle sue scelte si capirà quale governo avrà il ricco paese scandinavo.

I LABURISTI, SV E SP avevano già governano insieme dal 2009 al 2013 aprendo, però, il governo alle destre. Adesso i temi sul piatto sono però diversi e ruotano attorno alla questione delle questioni: la dipendenza dell’economia norvegese dal petrolio. Per Sv il nuovo governo non dovrebbe più autorizzare nuovi giacimenti e nuove piattaforme estrattive mentre i potenziali alleati sono meno drastici, per usare un eufemismo.

LA SPINTA PER UNA SVOLTA sociale e verde però potrebbe arrivare dall’altra novità di queste elezioni, ovvero l’entrata allo Storting (il parlamento norvegese) per la prima volta dei “rossi” della Rødt che hanno condotto una campagna molto aggressiva sui temi sociali e ambientali e sono riusciti a raccogliere quasi il 5%. Obiettivo mancato invece per i Verdi fermi al 3,8%. Se per i “rossi” l’alleanza di centro sinistra non è all’orizzonte, soprattutto per l’indisponibilità di centristi e laburisti, il loro leader, il giovane e carismatico Bjørnar Moxnes, ha dichiarato lunedì sera che «dopo il nostro storico risultato faremo di tutto per spostare a sinistra il futuro governo, a favore della giustizia sociale e climatica». Parole simili sono arrivate da un altro giovane candidato di sinistra, il leader di Sv Audun Lysbakken: «Trasformeremo i voti in risultati concreti» ha assicurato dichiarando, da subito, la disponibilità del partito a un governo di coalizione con i socialdemocratici e i centristi.

IL DIBATTITO SUL CLIMA, e quindi sul progressivo abbandono dalla dipendenza dal petrolio, ha dominato tutte le ultime settimane della campagna elettorale. I risultati deludenti dei Verdi e dei liberali (i partiti più green) hanno però dimostrato, secondo molti commentatori, che il tema non è stato determinante per l’orientamento finale dell’elettorato. A questo punto quindi il futuro del governo è tutto nelle mani del laburista Støre che dovrà riuscire a formare una coalizione stabile, mediando tra la sinistra di Sv e i centristi di Sp con un nuovo, combattivo, pungolo a sinistra rappresentato dai “Rossi”.

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