La «nave lazzaretto» della Lega scricchiola ma non affonda
Trieste Anche dalla destra si alzano voci contro il trasferimento degli anziani affetti da Covid-19 su un traghetto
Trieste Anche dalla destra si alzano voci contro il trasferimento degli anziani affetti da Covid-19 su un traghetto
Si sente qualche scricchiolio tra le fila dell’armata che, fino a ieri, sembrava decisissima a trasferire gli anziani contagiati da Covid-19 dalle case di riposo alla «nave lazzaretto» mentre in città l’aria è pesantissima. La petizione lanciata da un infermiere in pensione su change.org («no alla nave-ospedale» a Trieste) ha abbondantemente superato le duemila firme in un paio di giorni, i commenti poco lusinghieri sul Presidente leghista della Regione Massimiliano Fedriga si rincorrono sui social mentre, in consiglio comunale come in quello regionale, le opposizioni continuano a dar battaglia: tutti i consiglieri di minoranza premono perché si individuino soluzioni diverse, tutte verificate e percorribili dichiarano, e si rinunci a una soluzione che appare un affronto al buon senso.
Il consigliere regionale M5S Andrea Ussai brandisce le planimetrie della nave: nove metri quadrati scarsi per contenere un letto, una poltrona un armadio e permettere l’intervento di infermieri e operatori. Questa la cabina dove si sarà costretti a restare chiusi, a mangiare e a e dormire. Nove metri quadrati compreso il bagno, irraggiungibile se si è su una sedia a rotelle, improponibile per una doccia assistita. E, poi, moquette dappertutto, quella stessa moquette che agli alberghi era stata assolutamente vietata.
L’oncologa Simona Liguori, lista civica «Cittadini», nel ribadire in aula la necessità di istituire una rete geriatrica con presidi permanenti su tutto il territorio regionale, legge il parere del Presidente nazionale della Società italiana di Geriatria che non risparmia critiche: «Nelle dimensioni anguste delle cabine e con scarsità di luce aumenterebbero per gli anziani i rischi di depressione, disorientamento, delirio, peggioramento di deficit cognitivo». Ma anche tra le fila del centro destra si sente qualche incrinatura. Apre il fuoco addirittura uno dei Camber, famiglia di importante peso politico a Trieste. Piero, già consigliere regionale nonché collega di partito dell’assessore forzista alla salute Riccardi, posta sulla sua pagina Facebook: «Per quel che possa valere la mia voce, esprimo ora apertamente, a voce alta, la mia totale contrarietà per questa scelta».
Le voci di protesta non si levano soltanto dal mondo politico. Il direttore della Scuola Superiore di Studi Avanzati lamenta la mancanza di ascolto da parte della Giunta regionale: da almeno un mese il mondo scientifico sollecitava l’assessore alla sanità ad agire in anticipo sulla diffusione del virus, creando un serbatoio di posti sicuri per persone potenzialmente positive con diversi gradi di autonomia. Un gruppo di ricercatori delle più prestigiose istituzioni scientifiche regionali aveva lavorato da molte settimane a un piano di monitoraggio e diagnosi precoce ma il loro progetto non è stato nemmeno preso in considerazione.
Quella che continua a mancare, e ha ormai dell’incredibile, è la voce del sindaco di Trieste che non ha mai espresso verbo sulla questione. Osserva Roberto Cosolini, Pd nonché ex sindaco del capoluogo giuliano: «È possibile che non dica nulla? È possibile che non chieda conto del fatto che molti positivi al virus vengono ancora fatti rimanere nelle case di riposo? Sulle caratteristiche del traghetto dove i suoi cittadini vedranno trasferire i loro anziani non ha nulla da dire, non ha nulla da chiedere? Chiederà di verificarne i requisiti? Temo di no, ma sappia che lo faremo noi». Comunque l’assessore alla salute Riccardi, sabato pomeriggio in televisione ha voluto precisare: «Non è una scelta che ho fatto io e non mi convince, perché è forte, inusuale. Però non posso discutere il parere dell’Azienda sanitaria».
Stesso leitmotiv per il presidente della Regione Massimiliano Fedriga: «È una scelta dell’Azienda sanitaria. E per quanto mi riguarda ho detto fin dall’inizio che su un’iniziativa del genere la politica non deve intromettersi. Si tratta di una questione tecnica e devono essere i tecnici a decidere». Vertici regionali, dunque, come semplici passacarte per autodefinizione. Carte che continuano ad essere soltanto evocate, tra l’altro: dov’è questa fatidica relazione che li avrebbe indotti a puntare sulla nave come unica soluzione percorribile? Tutti la chiedono ma ancora non salta fuori.
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