Raccontare la storia di un paesaggio urbano contemporaneo che di fatto rientra nella tipologia del brachland (in tedesco significa terreno incolto) è un punto di vista particolarmente interessante. Soprattutto se il contesto è quello del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, istituito e organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche che per la XXXII edizione ha scelto di assegnarlo al Parco naturale Südgelände di Schöneberg) di Berlino nelle figure della responsabile Rita Suhrhoff, dello scultore Klaus Duchat e dell’ecologo e pianificatore del paesaggio Ingo Kowarik.

QUESTO PARCO PUBBLICO gestito dalla società Grün Berlin GmbH occupa un’area di circa 18 ettari nel quartiere di Tempelhof-Schöneberg ed è stato aperto ufficialmente nel 1999, ma con la sua storia di ex cantiere e snodo ferroviario viene collocato cronologicamente in un periodo che risale al dopoguerra. Sono tre i fattori principali che hanno indirizzato il comitato scientifico del Premio, costituito dal botanico José Tito Rojo, dal geografo Joan Nogué, dalla storica dell’arte Monique Mosser, dagli architetti paesaggisti Anna Lambertini e Thilo Folkerts, dallo storico del giardino Hervé Brunon, l’agronomo Giuseppe Barbera e dall’architetto Luigi Latini che ne è presidente, verso questa sceltaper niente scontata.

INTANTO, IL DIRETTO collegamento della città tedesca con l’origine di una sensibilità ecologica (formalizzata nella cosiddetta «Scuola di ecologia urbana di Berlino») che già all’inizio degli anni ’70, tra le prime in Europa, aveva avvertito l’urgenza d’intervenire concettualmente per dare un senso alla relazione tra le singole parti con il tutto, ma anche con un’azione militante a salvaguardia dell’ecosistema, inteso appunto come bene comune. Sono stati proprio i comitati cittadini, dopo la caduta del muro, insieme al collettivo di artisti Odious, che dal 1996 si è insediato nel parco creando uno studio comune (attualmente l’unico rappresentante del gruppo ancora attivo è Klaus Duchat), a salvare dalle grinfie della speculazione edilizia il polmone verde del Natur-Park Schöneberger Südgelände.

L’ESPERIMENTO di appropriazione dell’area abbandonata con la ferrovia addormentata da trent’anni trasformata in «foresta involontaria» è esemplare. Non è un caso che, come spiega l’architetto Latini, questa natura urbana in divenire sia capofila di numerosi altri parchi berlinesi, tra cui il Tempelhofer Feld, il Park am Nordbahnhof e il Park am Gleisdreieck, anche in virtù del fatto che conferisce un valore positivo al concetto di «paesaggio incolto» associandolo all’«implicita fertilità» di una crescita rigogliosa che si sviluppa spontaneamente. Come è ben illustrato nella mostra documentaria a Palazzo Bomben di Treviso, sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche (fino al 31 luglio) – complementare al simposio, al volume Natur-Park Schöneberger Südgelände e la natura urbana berlinese (a cura di Patrizia Boschiero, Thilo Folkerts, Luigi Latini) e al documentario diretto da Davide Gambino – della popolazione vegetale, autoctona e non, viene rispettata la crescita spontanea (in particolare le resistentissime betulle bianche) ma il suo controllo è altrettanto importante e avviene anche attraverso la presenza di pecore al pascolo.

LA FAUNA INCLUDE 95 SPECIE di api e tantissimi insetti: tra gli aracnidi c’è il ragno eremita (Loxosceles reclusa), raro e velenosissimo. Quanto agli interventi artistico-architettonici sono «minimal», affidati a chilometri e chilometri di passerelle di legno che, insieme ai vecchi binari, delineano una mappatura dai confini dinamici. Insomma, da «parco invisibile» nato come «progetto collettivo, multidisciplinare e multipolare», il Natur-Park Schöneberger Südgelände assume una dimensione più ampia di spazio aperto, riflesso di uno stile di vita vivace e anticonvenzionale.

SI TRATTA DI UN GRANDE spazio pubblico che ha contribuito a rinnovare la concezione di parco urbano, caratterizzato dalla commistione di strutture ferroviarie abbandonate, grandi estensioni di vegetazione, interventi artistici che ne accompagnano la visita e il godimento, sottolineando il dialogo tra i segni della presenza umana e il divenire della natura.