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La natura secondo Majel Connery

La natura secondo Majel ConneryMajel Connery e Felix Fan in concerto – Roberto Peciola

Live/L'artista in concerto a Roma

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 15 novembre 2023

Majel Connery è un nome che di certo non dirà molto al pubblico italiano, anche il più attento alle musiche “altre”. Un vero peccato perché l’artista della Pennsylvania, ma di base nello stato di New York, è di quelle che meritano un’audience ben più vasta di quella che ha avuto la fortuna di vederla sul palco della Casa del Jazz di Roma, lo scorso 14 novembre. Una performance in cui Connery, accompagnata dal violoncellista elettrico Felix Fan – nato in Massachussetts e di stanza in New Mexico -, e con l’aiuto di un paio di piccole tastiere e qualche “device” elettronico, ha dato sfoggio alle sue indubbie qualità di compositrice, di vocalist e perché no di entertainer, mostrando anche un lato di simpatia non indifferente, come si è potuto notare già dall’inizio quando ha annunciato i primi brani della scaletta, tratti dal suo progetto “ecologista” The Rivers Are Our Brothers, i cui titoli, ha raccontato tra i sorrisi dei presenti, ha cercato di “tradurli” usando… ChatGPT! A questo primo “impatto” ha fatto seguito la richiesta di “evitare” applausi fino alla conclusione del ciclo dei sette brani in questione, rendendo il tutto un unicum sonoro di grandissimo impatto emotivo, lungo circa trenta minuti. Emozioni forti grazie alla sua bellissima e intensa voce lirica, armonizzata attraverso uno dei suoi attrezzi “magici”, ma anche alle melodie rarefatte e all’accompagnamento del violoncello di Fan. Alla fine di questo primo spezzone di concerto, l’artista statunitense ha annunciato un altro ciclo di tre brani, quasi in improvvisazione – “visto che siamo alla Casa del Jazz proviamo ad improvvisare, anche se non siamo musicisti di estrazione jazz” ha tenuto a specificare -, brani su cui sta lavorando per un nuovo progetto legato ai grandi alberi della sua terra, le sequoia; ciclo spezzato per qualche momento da un attacco di tosse dovuta “al buon vino italiano”, che ha lasciato una grande impressione nel pubblico. Ci si è avviati così verso la fine della performance, e dopo una presentazione che ha strappato ancora una volta dei sorrisi di approvazione, una sorprendente cover di Sweet Dreams (Are Made of This) degli Eurythmics ha chiuso la serata, una gran bella serata di musica “altra”, con la speranza di poterla rivivere quanto prima.

 

 

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