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Crisi ucraina: la Nato vuole allargarsi ad est

Crisi ucraina: la Nato vuole allargarsi ad estIl segretario generale della Nato Rasmussen e il ministro degli esteri ucraino Deshchytsia a Bruxelles – Reuters

Ucraina Sospesa ogni collaborazione con la Russia. Francia e Germania: «Siamo contrari»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 2 aprile 2014

Allargarsi ad est: se non proprio in Ucraina, per ora, di sicuro sul Mar Baltico e in Polonia, una delle nazioni più ricettive agli ordini Nato. È questo l’obiettivo discusso e approvato dall’alleanza atlantica nell’incontro di ieri a Bruxelles, che ha sancito anche un altro passaggio fondamentale, ovvero la rottura di ogni cooperazione tra la Nato e la Russia, come simbolo dell’attuale situazione in Ucraina. E su questo attivismo Nato, si spacca, ancora, il fronte europeo: Francia e Germania, infatti, si sono dette «contrarie» alla presenza della Nato in Ucraina, come era stato proposto da diplomatici Usa alcuni giorni fa.

Mentre la Russia, dunque, diminuisce le proprie truppe al confine (sebbene la Nato sottolinea il proprio scetticismo al riguardo, nonostante i comunicati ufficiali di Mosca), è la Nato a riproporre un clima di tensione nell’area, annunciando anche l’aumento degli aiuti agli stati orientali, Ucraina compresa. Nelle stesse ore la Lituania ha comunicato l’inizio di alcune esercitazione sul proprio territorio aereo da parte dell’Alleanza. La Nato darà mandato al comando militare (Saceur) di fare piani per rinforzare la risposta di autodifesa nei paesi baltici ed est-europei. Il mandato, hanno riferito fonti Nato alle agenzie di stampa, include il dispiegamento di mezzi aerei, navali e di terra, l’aumento del livello di prontezza della riposta, la revisione dei piani di difesa e delle esercitazioni.

Nella dichiarazione dei ministri Nato riuniti a Bruxelles, si afferma che «non riconosciamo l’illegale ed illegittimo tentativo della Russia di annettere la Crimea» e Mosca viene «sollecitata» a prendere «misure immediate» per tornare al rispetto del diritto internazionale. Inoltre si osserva che la Russia «ha agito in contraddizione con i principi e gli impegni» dei trattati su cui si fonda la partnership Nato-Russia, incluso l’impegno da parte dell’Alleanza di non dispiegare le sue forze nei paesi europei dell’est, ed ha «gravemente violato la fiducia su cui la nostra cooperazione deve essere fondata».

Affermando di aver concordato anche «un pacchetto di misure» per «approfondire la cooperazione» con gli altri partner dell’Europea dell’est, gli alleati affermano che nel prossimo incontro di giugno saranno rivisti i rapporti con la Russia, con cui resta però aperto il canale di «dialogo politico» nel Consiglio Nato-Russia «a livello di ambasciatori e oltre».

Stati uniti, Regno unito, Germania, Francia, Polonia, Danimarca e Portogallo hanno già dato disponibilità di mezzi per l’allargamento delle forze e le esercitazioni ad est. Per quanto riguarda la distribuzione dei mezzi, la decisione spetta al comando militare dell’Alleanza e non è prevista alcuna ulteriore approvazione da parte del Consiglio Atlantico.

Il mandato conferito ieri riguarda «quanti mezzi necessari, per tutto il tempo necessario». È stato precisato che il dispiegamento di mezzi navali può includere «tanto il Mar Baltico quanto il Mar Nero». Come specificato in precedenza, la Polonia è tra i paesi più attivi: Varsavia vuole «due brigate pesanti» della Nato sul suo territorio, una «presenza permanente che garantisca alla Polonia la stessa sicurezza garantita agli altri alleati», secondo quanto dichiarato dal ministro degli esteri polacco, Radoslaw Sikorski, dopo l’incontro con gli omologhi tedesco e francese di stamani a Weimar prima della «ministeriale» a Bruxelles.

Nel frattempo a Kiev sono state ufficializzati alcuni provvedimenti rilevanti. Innanzitutto il gas è aumentato, secondo alcune fonti, fino al 50 percento, nell’ambito delle manovre richieste dal Fondo Monetario internazionale. Come specificato dall’ambasciatore ucraino in Italia all’Ansa, «i provvedimento non prevedono, per altro, aumenti salariali». E il parlamento di Majdan ha rattificato un provvedimento che obbliga i gruppi paramilitari ad abbandonare le armi e tornare nella legalità. Fonti dalla capitale hanno annunciato l’abbandono da parte dei neonazisti di «Settore destro» del proprio quartier generale all’hotel Dnipro, disarmati. C’è da capire quale sarà il clima che si respirerà in campagna elettorale, quando anche il leader neonazista Yarosh, sarà della partita.

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