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La morte in carcere di Abu Hamdiya incendia i Territori

La morte in carcere di Abu Hamdiya incendia i TerritoriScontri tra palestinesi e soldati israeliani – Reuters

Gaza Israele ha bombardato per la prima volta la Striscia dallo scorso novembre e minaccia nuovi raid se non cesseranno i lanci razzi

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 4 aprile 2013
Michele GiorgioGERUSALEMME

Come nella prima e nella seconda Intifada. Gruppi di giovani del movimento Fatah hanno percorso ieri le strade di  Gerusalemme Est, Hebron, Ramallah chiedendo, talvolta intimando, ai commercianti di abbassare le saracinesce in segno di rispetto per la morte in prigione di Maysara Abu Hamdiya, 64 anni, di Hebron, avvenuta due giorni fa nel centro medico di Beer Sheva. Colpito da un cancro all’esofago, Abu Hamdiya non avrebbe ricevuto cure mediche adeguate. Questo è quanto denunciano la sua famiglia e un po’ tutti i palestinesi mentre le autorità carcerarie affermano che la malattia si sarebbe diffusa troppo velocemente tanto da vanificare ogni terapia e che era stata avviata la procedura per la scarcerazione di Abu Hamdiya, ormai in fase terminale. Spiegazioni che non convincono i palestinesi, inclusi il presidente dell’Anp Abu Mazen e il premier Salam Fayyad, che ricordano la morte “misteriosa” alcune settimane fa di un altro detenuto, Arafat Jaradat, che avrebbe subito torture sotto interrogatorio. Ieri è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Abu Hamdiya mentre il deputato palestinese alla Knesset, Ahmad Tibi, denuncia che ai detenuti israeliani sono accordati maggiori benefici in caso di malattia rispetto agli arabi.

Ieri sono scoppiati nuovi scontri a Hebron tra palestinesi e soldati israeliani e la tensione è rimasta alta anche a Gerusalemme Est dove la polizia due giorni fa ha arrestato per “manifestazione illegale” una dozzina di dimostranti, tra cui Nasser Qous, capo del “Palestinian Prisoners Society”. Le scuole hanno sospeso le lezioni alle 11 e gran parte dei negozi è rimasta chiusa. Continua anche lo sciopero della fame di tre giorni dei 4.500 detenuti politici e in alcune prigioni – Ketziot, Eshel, Ramon, Nafha – ci sono stati scontri con le forze di sicurezza carcerarie.

Il clima è molto teso e le conseguenze maggiori rischia di pagarle  ancora una volta Gaza. Israele ha reagito nella notte da martedì e mercoledì con attacchi aerei contro la Striscia, per la prima volta dall’offensiva militare dello scorso novembre, dopo il lancio di alcuni razzi da Gaza, in segno di protesta per la morte di Abu Hamdiya, che sono caduti sull’altro versante del confine senza fare danni o feriti. «Risponderemo sempre con fermezza», ha minacciato il ministro della difesa Moshe Yaalon. Gli ha fatto eco il capo portavoce militare, generale Yoav Mordechai. Il lancio del primo razzo, ha riconosciuto, è stato rivendicato da un piccolo gruppo, Majles Shoura al-Mujahedin (salafita), ma Mordechai ne ha addossato la responsabilità indiretta al movimento Hamas che controlla Gaza e con il quale Israele ha raggiunto un accordo di cessate il fuoco.  «Penso che (Hamas) non abbia alcun interesse a vedere la situazione deteriorarsi», ha messo in guardia il portavoce militare.

Gaza teme una nuova offensiva militare israeliana mentre ancora stenta a riprendersi da quella di quattro mesi fa. Proprio ieri le Nazioni Unite hanno annunciato che potranno finalmente dare un contributo finanziario a 7 mila famiglie colpite dai raid aerei israeliani della fine del 2012, grazie a un fondo di 12 milioni di euro versato dall’Arabia Saudita. Fondi che serviranno per riparare e ricostruire le case danneggiate.

 

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