La platea Cgil ieri ha votato Spagna. La più applaudita ieri è stata Yolanda Diaz.

La vicepremier spagnola ha sfoggiato un discorso pieno di citazioni – da Pasolini a Ferrajoli, da Francesca Bria allo stesso Landini – in cui ha dimostrato che si può governare da sinistra e migliorare la vita ai lavoratori.

La sua «riforma ci permette di avere più lavoro dipendente che mai, 14 milioni di lavoratori a tempo indeterminato, ci ha permesso di ridurre di 7 punti il tasso di lavoro temporaneo, al 17,5%; che ha alzato del 47% il salario minimo interprofessionale, a 1.080 euro al mese, riducendo il divario di genere e combattere la povertà salariale, dimostrando che il mantra neoliberista era proprio quello: un mantra, una credenza senza fondamento – ha detto Diaz – . Siamo riusciti a approvare la legge sui rider: tutela la natura professionale del lavoro per le piattaforme e crea il diritto di informazione algoritmica. Ora vogliamo arrivare a un nuovo contratto per la società digitale», ha concluso Diaz.

Peccato che i tanti interventi esterni abbiano ridotto il dibattito interno: 8 soli minuti a delegato mentre è stata approvata la cancellazione del Comitato direttivo, sostituito dalla sola Assemblea generale.