Cultura

La metafisica vivente di Giorgio Morandi

La metafisica vivente di Giorgio MorandiStudio Morandi / foto Paolo Monti (1981)

MOSTRE A Bologna (1-4 febbraio), nell’ambito di «Art City», cinque «special projects» rendono omaggio al maestro e dialogano con la sua arte

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 24 gennaio 2024

Sessanta anni fa moriva Giorgio Morandi, dieci anni dopo nasceva Arte Fiera. Siamo a Bologna nel 1974. Mezzo secolo è passato da allora e, per festeggiare, Art City – l’insieme di eventi collaterali alla fiera sparsi per la città e dintorni dal primo al 4 febbraio – dedica ben cinque special project all’artista dai felsinei natali che ha rinnovato il concetto di tradizione dando luce e colore a uno stile unico, semplice e irripetibile.
Giorgio Morandi è l’ospite d’onore di una «art week» ricca e diffusa, la cui programmazione è stata curata da Lorenzo Balbi, direttore di Mambo.

NATURE MORTE composte da oggetti senza vita popolano le tele del pittore che ha reso sublime il quotidiano. Cose inanimate e pur ricche di memorie e sentimenti, legacci umani con la realtà, sono state per tutta un’esistenza la magnifica ossessione di Morandi, che muore nel 1964 dopo aver trascorso tutto il suo tempo a Bologna, a dipingere nelle stanze di via Fondazza – dove oggi c’è il museo a lui dedicato – e a insegnare incisione all’Accademia di belle arti. Quel Morandi che ha interiorizzato a tal punto i grandi maestri da riuscire a sintetizzare in poche forme e in tanta luce secoli di tradizione pittorica italiana, precorrendo in maniera del tutto originale il gusto pop che dominerà il secondo dopoguerra e il pensiero di quei filosofi che tra l’umano e la realtà stabilità legami indissolubili.

GLI OGGETTI, le bottiglie, i bicchieri, le brocche, i vasi, i candelabri adagiati su tavoli nel silenzio, e il gesto del pittore che ne eternizza l’esistenza oltre il buio, oltre la morte. Questa è la sua arte e proprio intorno a oggetti e gestualità ruotano i cinque progetti speciali sparsi per la città, ognuno dei quali dedicato a un linguaggio differente della contemporaneità: la performance viene esplorata da Virgilio Sieni, danzatore e coreografo italiano, in Elegia Luminosa in scena al Teatro Comunale, le fotografie di Joel Meyerowitz e di Mary Ellen Bartley si situano rispettivamente a Palazzo D’Accursio e al Museo Morandi; il video di Tacita Dean è protagonista dello spazio Pietro a Palazzo Tanari; il progetto Saturnine Orbit di Mark Vernon, installazione sonora e live a cura di Xing in collaborazione con Mambo, si disloca invece tra la Casa Museo Giorgio Morandi in città e il complesso Fienili del Campiaro in provincia, nel comune di Grizzana Morandi, dove il pittore trascorreva le estati.

ALCUNI DEGLI ARTISTI protagonisti di questo percorso hanno intrecciato con Giorgio Morandi un legame profondo e duraturo nel tempo che in questa occasione viene così evidenziato. Come accade a Joel Meyerowitz, che già nel 2015 aveva indagato gli umili oggetti nella casa del pittore bolognese attraverso circa settecento scatti, sfruttando esclusivamente la luce naturale. Proprio una selezione di quelle fotografie viene oggi esposta in «Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz». Anche Mary Ellen Bartley nel 2020 aveva esplorato il piccolo mondo antico di Casa Morandi posando il suo interesse sui tanti libri dei Maestri del Maestro che ritornano ora in dialogo con le sue composizioni in Mary Ellen Bartley: Morandi’s Books a cura di Alessia Masi. Altrettanto Tacita Dean, che nel 2009 aveva avuto modo di visitare la casa studio dell’artista realizzando due film su pellicola 16mm, uno dei quali appunto proiettato in «Still Life. The studio of Giorgio Morandi». Ad affiancare i cinque special project, infine, il focus espositivo Morandi metafisico. Tre disegni, una storia, presso Casa Morandi.

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